Centrali a carbone e degassificatori: blocchi e proteste peggiorano la crisi

Centrali a carbone e degassificatori: blocchi e proteste peggiorano la crisi

Laura Gigliotti

Non contiene solo cifre e tabelle il Rapporto Energia Ambiente presentato all’Enea e seguito da una tavola rotonda di esperti, ma invita a riflettere prospettando una serie di sfide. Dalla dipendenza energetica alla diversificazione delle fonti d’energia e dei fornitori, all’eccessivo peso del gas, agli impianti di rigassificazione, alle energie rinnovabili, all’inquinamento. A livello internazionale l’espansione, dice il Rapporto, è trainata dalla domanda Usa e dalle economie asiatiche, in testa Cina (+12,5%) e India, tanto che per la prima volta nel 2004 i consumi energetici dei Paesi in via di sviluppo hanno superato quelli dei Paesi dell’Ocse. Una domanda che ha fatto schizzare in alto il prezzo del greggio che nel settembre 2005 ha superato i 70 dollari al barile e che trascina il prezzo del gas, i cui consumi stanno crescendo in tutti i paesi industrializzati.
Lo scenario italiano è ancora meno rassicurante vista la nostra dipendenza dai paesi dell’Opec per il petrolio e da Russia e Algeria soprattutto per il gas, che nel medio-lungo periodo appare destinato a sostituire il petrolio. In Italia, dove le Regioni, dal ’98 hanno competenze molto importanti in materia energetica, manca il nucleare, molto presente nel resto d’Europa. Eolico, fotovoltaico e biomasse hanno lo stesso peso percentuale e sono in crescita.
Richiama all’urgenza dei problemi il commissario dell’Enea Luigi Paganetto. «Il nucleare e l’idrogeno, sui quali si deve essere presenti, richiedono tempi medio-lunghi, in tempi brevi occorre pensare alla diversificazione delle fonti di energia e al risparmio, soprattutto nei trasporti da cui viene la domanda più forte». Molte difficoltà nascono da scelte errate o rinviate, come l’eccessiva dipendenza dal petrolio o l’abbandono del nucleare. «Una scelta sbagliata» - per l’amministratore delegato di Enel Fulvio Conti - così come puntare tutto sul gas, o le deleghe nelle decisioni. «Se Civitavecchia avesse funzionato a carbone non avremmo avuto la crisi del gas». Denuncia la mancanza di una politica energetica, «anche con i governi di centrosinistra», Ermete Realacci, possibilista sul nucleare («non possiamo escluderlo, ma per il futuro»). Critico verso l’Eni Alessandro Ortis dell’Autorità per l’energia. «In materia di liberalizzazione resta ancora molto da fare nel campo del gas». In particolare deve esserci «offerta abbondante, pluralità di soggetti e infrastrutture a rete neutre e accessibili a tutti gli operatori». Per Nicola Rossi «sembra la foto di un paese in difficoltà che ha evitato scelte che ora si trova a compiere con urgenza. Se ne può uscire solo con uno sforzo collettivo». Ed è critico nei confronti di un decentramento che si trasforma in divieti e blocchi. «C’è l’esigenza di una politica energetica complessiva». Non favorevole al nucleare che richiede tempi lunghi, «dobbiamo trovare soluzioni nel giro di due-tre anni», il ministro dell’Ambiente Altero Matteoli. «I progetti ci sono, il governo li ha appoggiati». E porta l’esempio dei rigassificatori bloccati dai comitati sostenuti da politici locali. «Nel breve utilizzare in modo più efficiente l’energia disponibile, sviluppando nuove tecnologie - dice il ministro delle Attività Produttive Claudio Scajola - In prospettiva pensare a un mix di fonti energetiche.

Il petrolio per i trasporti, il carbone per la produzione di elettricità e il gas per le famiglie», incentivare le fonti rinnovabili e impegnarsi nello sviluppo di nuove fonti di energia sicura. Come il nucleare, partecipando fin d’ora alle ricerche sui reattori di quarta generazione.

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