Il centro commerciale della discordia

Valeria Arnaldi

Via il verde, arriva il centro commerciale. Sorgerà nella zona di via di Brava e Pescaccio, tra la Pisana e Casal Lumbroso il più grande polo commerciale della capitale. Lo scorso 3 marzo la giunta comunale ne ha approvato il progetto. Il complesso prevede, nell’area di Pescaccio - attualmente occupata da terreni agricoli -, l’edificazione di un immenso centro commerciale, destinato a ospitare alcuni noti marchi internazionali e diversi punti di ristoro. In via di Brava sorgeranno, invece, ventiquattro palazzine e alcuni edifici pubblici, la cui destinazione è ancora da definire. Sono previsti anche un centro sportivo, un teatro, una cavea per concerti, strutture commerciali riservate ad attività artigianali e un parco attrezzato con piste per fare jogging e aree fitness.
Quello che, nelle intenzioni del Campidoglio, dovrebbe essere una sorta di borgo rurale «ibrido» nasce come compensazione per la mancata edificazione prevista a Tormarancia. Il progetto proprio in questi giorni è al vaglio del municipio XVI, chiamato a dare un parere non vincolante sulla sua fattibilità. L’analisi approfondita della delibera, però, è fonte di polemiche. «Dove ora c’è un’area verde, ci sarà una colata di cemento - commenta Fabrizio Santori, consigliere del XVI -. La delibera capitolina parla di un’area edificata di oltre 500mila metri cubi, destinata ad attività commerciali. Il nostro territorio non ha le infrastrutture adeguate per sopportare l’impatto di un complesso di questo tipo. Del polo di Pescaccio il Comune parla già dal 1998, nel 2003 ne ha addirittura fissato le linee guida. In entrambi i casi è stata affermata la necessità di prendere provvedimenti per la messa a norma della viabilità nelle strade circostanti. Non è mai stato fatto nulla. L’area diventerà invivibile, sarà assediata dalle macchine, come e peggio di quanto non sia già accaduto al Parco Leonardo».
Le strade su cui dovrebbe ricadere il traffico dal centro città verso la nuova area commerciale sono via Aurelia, via della Pisana e via Portuense. «Strade che tutti sanno essere congestionate già adesso senza bisogno di traffico aggiuntivo - prosegue Santori -. Il progetto prevede interventi per la viabilità, ma successivamente alla realizzazione del polo stesso. Inoltre, questa messa a norma viene legata indissolubilmente alla realizzazione del polo commerciale. Si tratta di un vero e proprio ricatto ai cittadini, costretti ad accettare un centro che non vorrebbero, per ottenere interventi ai quali hanno diritto».
La cittadella-mercato spaventa per la sua mole, ma anche il distretto sportivo fa discutere. «Andare a correre in quelle piste sarà un suicidio - dice il consigliere -, l’area è pericolosamente vicina alla discarica di Malagrotta, notoriamente inquinata. Chi vive nella zona lo sa bene: si è registrato un elevato tasso di casi di tumore e malattie respiratorie, cresciuto proporzionalmente alla discarica. Come si può fare sport in un posto del genere? Bisogna effettuare una profonda bonifica. Le strutture fitness potranno essere realizzate solo tra decine di anni».
Il progetto non manca di interventi interessanti per i residenti. «Sono gli stessi, però, che il nostro municipio ha chiesto e previsto da tempo - conclude Santori -.

Ora ci vengono concessi a giustificazione di uno scempio amministrativo che snaturerà una zona tranquilla e verde, scelta da chi vi abita proprio per queste sue peculiarità, trasformandola in una nuova città all’esterno del Gra».

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