Centro e traffico accendono il primo duello in tv

Centro e traffico accendono il primo duello in tv

Lei, Marta Vincenzi, trascorre gli ultimi, frenetici istanti che precedono il faccia a faccia su Primocanale – il primo in assoluto della campagna, per quanto riguarda le televisioni – cercando un po’ di relax con un caffè in un bar del centro, a due passi dal grattacielo dove ha sede l’emittente, dopo una giornata spesa a stringere mani e dialogare in città. Lui, Enrico Musso, arriva negli studi un po’ in ritardo usufruendo della solita bicicletta elettrica.
Entrambi, ufficialmente, in perfetta forma, anche nell’aplomb: Marta indossa un tailleur grigio classico, pantalone, camicia bianca, un giro di perle al collo; Enrico - senza barba, finalmente - ha optato per abito blu, camicia azzurrina – esigenze televisive – cravatta di Marinella. Breve dibattito sulle regole, un minuto e mezzo a risposta. Pronti, via.
Il direttore di Primocanale Mario Paternostro che conduce con Davide Lentini esordisce con la raccomandazione: «Parlate in modo chiaro, semplice, sintetico». La prima domanda è d’assaggio, sulle promesse elettorali. «Dove troverete i soldi per mantenerle?». Lei glissa elegantemente: «L’idea di città presuppone quale ipotesi di sviluppo si vuole adottare. Siamo aperti alla compartecipazione dei privati». Tempo scaduto. È il turno di lui: «Bisogna trovare i soldi nella riduzione delle spese della macchina comunale, nella liberalizzazione dei servizi pubblici». Sterzata sul centro storico e la chiusura dei locali per disturbo della quiete pubblica. Marta: «I locali ci vogliono, ma la mia idea è che bisogna realizzare il passaggio da incubatore a un livello superiore, arrivando per la città antica a una zona franca della cultura per attrarre giovani e imprese». Musso replica convinto: «Più che chiudere i locali punterei alla chiusura degli impianti, lasciando i locali aperti. Il centro storico è sì legato alla promozione della cultura, ma ci vuole la garanzia di sicurezza, più illuminazione, più servizi pubblici». È la volta della domanda sul traffico. Per Marta ci vorrebbero più autobus in strada, miglioramento del trasporto pubblico anche in ferrovia, maggiore capacità di lettura del territorio, per Musso le strisce gialle sono uno strumento accettabile.
Lo scontro non sale di tono, i due avversari preferiscono il fioretto alla sciabola. I pochi momenti di contrasto si stemperano subito, sulla Diga di Begato – Marta la vuole buttare giù, Enrico non è dello stesso parere – sugli immigrati - Marta è per l’integrazione senza ghettizzazione, Enrico ripesca il progetto della nave per il tempio islamico «me l’hanno suggerita loro!» - ma si vede che sono attentissimi a non fare autogol. E ci riescono, anche se Marta resta spiazzata quando Enrico le porge un omaggio inaspettato: una gronda stilizzata, in «memoria» di uno dei cavalli di battaglia della Vincenzi, gronda alta contrapposta a gronda bassa per risolvere i nodi del nodo di Genova. Ma lei si riprende subito, fa un accenno di attacco, si rivolge a Musso col tu: «Ma stai dicendo le cose che dico io!». Lui invece prosegue da copione da gentleman, rigorosamente col lei. Si beccano un po’ sull’inceneritore, dopo che Marta ha fatto vedere la faccia feroce e incavolata, indispettita forse dal gioco dell’avversario che tende a smorzare i toni. Eppure anche Musso sente la partita, a volte si fa beccare dalle telecamere a mordicchiare la penna stilografica. Il dibattito si avvia alla conclusione all’inglese, senza grossi sussulti.

È chiaro che nessuno dei due, in questa fase, vuol farsi male, entrambi si riservano di tirare fuori l’asso dalla manica (ma ce l’avranno davvero, si chiede lo spettatore?). Finisce in sostanziale pareggio, Marta più esperta approfondita, Enrico concreto e convincente. Alla prossima.

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