Il centrodestra lo difende: ci invita a essere coerenti

Carlucci (Forza Italia) se la prende con «i furbetti della parrocchietta»

da Roma

«Questo è il momento delle scelte forti e chi si dichiara cattolico, a destra come a sinistra, è chiamato a dimostrarlo». Il sostegno netto alle parole del Santo Padre arriva da Gabriella Carlucci, segretario della commissione Cultura della Camera che attacca molti suoi colleghi che parlano di libertà di coscienza: «È troppo comodo dichiararsi cattolici in campagna elettorale e poi appellarsi alla libertà di coscienza». Per l’esponente di Fi «l'esortazione alla coerenza rivolta dal Papa ai politici cattolici non è un'ingerenza nella vita dello Stato, come qualche «furbetto della parrocchietta» vorrebbe far credere, ma un richiamo doveroso fatto da un leader delle coscienze e non delle assemblee parlamentari».
Condiviso dalla Casa delle libertà l’appello di papa Ratzinger che, come ha sottolineato Antonio Tajani eurodeputato di Fi, «ha sollecitato i cattolici che hanno responsabilità politiche a valorizzare i principi del diritto naturale, punto di incontro con i non cattolici che si riconoscono nei valori fondanti di ogni società basata sul rispetto dei diritti dell’uomo». Parla di «difesa non negoziabile» dei principi e valori morali la vicepresidente dei deputati azzurri, Isabella Bertolini, mentre Francesco Storace di An difende il diritto del Papa a pronunciarsi, così anche Francesco Pionati dell’Udc che sostiene che «il Papa non interviene nella vita politica ma difende i principi e i valori morali che sono alla base del suo magistero». E aggiunge: «Lo Stato laico decide in autonomia e a prescindere da quello che dice il Santo Padre. La coscienza di un credente, al contrario, dovrebbe sentirsi vincolata agli inviti del Papa».
Anche la Lega Nord si schiera compatta attorno alle parole del Pontefice e il giovane Federico Bricolo, ex sottosegretario alle Infrastrutture, parla di «ritorno al magistero costante e continuo della Chiesa di sempre contro un laicismo sempre più dogmatico, ispirato dalle peggiori tesi progressiste». E auspica il ritorno della liturgia alla messa di sempre «con i canti gregoriani senza bandiere della Pace sull’altare, senza chitarre, tamburi e quant’altro». Entra nel dibattito anche l’esponente della rinata Dc, Mauro Cutrufo: «Questo continuo attacco al Santo Padre da certa parte della sinistra radicale non può più essere tollerato. Il Santo Padre ha diritto di dettare una linea per i cattolici e i cattolici hanno il diritto di poter ascoltare e raccogliere gli appelli del vicario di Cristo senza sentirsi tacciati di oscurantismo».


Dà un significato più politico alla querelle Francesco D’Onofrio, presidente dei senatori Udc. «Mi auguro che la maggioranza di governo non faccia quadrato sui Dico perché indurrebbe anche l’opposizione a chiudersi a riccio», sottolinea.

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