da Roma
Dalle parole di cordoglio allo scontro politico il passo può diventare brevissimo. Anche se nei tanti messaggi di solidarietà per la morte di Giorgio Langella - lalpino rimasto ucciso in Afghanistan - la Casa delle libertà chiedeva di rimandare le polemiche sulla missione per non «fare ancora più male a chi già piange un figlio o un parente». Una tregua di «un solo giorno», auspicava Ignazio La Russa, presidente dei deputati di An. Una tregua che invece non cè stata.
Da Fi ad An, dalla Lega alla Dc fino allUdc, si è levato un coro di reazioni contro una parte della maggioranza. Esattamente contro la sinistra radicale che alla notizia dellattentato ha immediatamente proposto di lasciare Kabul. «Purtroppo non sono state di esempio neanche le nobili parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - accusa Gianfranco Fini - e anche in questa tragica circostanza qualche politico scriteriato non ha perso loccasione per speculare e alimentare polemiche». Sempre da An arriva la risposta-proposta di Alfredo Mantovano. «Lennesima richiesta di ritiro ha un suono propagandistico insopportabile. Se Pdci, Prc e Verdi - conclude il senatore - sono convinti che si debba smettere di lottare contro il terrorismo islamico, presentino un documento in Parlamento e impegnino il governo a fuggire da Kabul dopo aver lasciato Bagdad».
A replicare allipotesi del ritiro delle truppe, è Carlo Giovanardi (Udc). «Abbandonare lAfghanistan nella mani del fanatismo talebano sarebbe come arrendersi alla mafia». E se Gianfranco Rotondi (Dc) sostiene che «questo deve essere un momento di riflessione che ci porta a dire che la missione deve continuare», Lucio Malan (Fi) sferza la fetta più irrequieta dellUnione. «È ignobile che in questa giornata di lutto, Verdi e Comunisti italiani definiscano la nostra presenza a Kabul una guerra sbagliata e persa. Tutti tranne Pino Sgobio che era assente - attacca il senatore azzurro - hanno votato a favore del proseguimento della missione. Il silenzio sarebbe più appropriato ma visto che hanno deciso di parlare, si autodenuncino per la violazione dellarticolo 11 della Costituzione».
Roberto Calderoli (Lega), evita di controbattere mettendo da parte la sua vis polemica. E per spiegare la «necessità» della presenza dei nostri soldati in Afghanistan parte da lontano. «È triste dover verificare che in un periodo in cui si parla molto di dialogo - sottolinea il senatore - purtroppo cè chi in nome dellintolleranza uccide e continuerà a uccidere: è successo a New York, Madrid, Londra, Sharm el Sheikh, in Iran e Afghanistan e continuerà a succedere. Ed è con lintolleranza - conclude - che lOccidente deve fare i conti».
Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa del Senato, analizza la questione sotto unaltra ottica.
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