«Il centrodestra si sottragga agli agguati di Telekabul»

Landolfi: «Nel suo programma non c’è spazio per un confronto leale. Fa il martire ma non ha il diritto di maltrattare chi non la pensa come lui»

da Roma

«Santoro pensa di avere il diritto di maltrattare chi non la pensa come lui. È ora che la Casa delle libertà smetta di frequentare quel salotto televisivo». Mario Landolfi è un fiume in piena. La puntata di «Annozero» sui Dico evidentemente ha lasciato il segno. E ora, come presidente della Vigilanza, l’esponente di An chiede alla Rai di far rispettare le regole.
Presidente Landolfi, lei a proposito di «Annozero» ha parlato di agguato contro Mastella.
«Quando si ha il pubblico tutto schierato contro, Travaglio che finge di essere un opinionista ma è una spalla di Santoro, Vauro idem e Santoro che invece di vestire i panni del sacerdote di un contraddittorio paritario fa l’attore protagonista, allora non si può parlare d’altro».
C’è chi parla di intenti censori nei confronti del conduttore.
«Ma per cortesia. Il confronto può essere anche aspro ma deve essere giocato all’interno di una cornice di lealtà e parità. Io tempo fa avevo lanciato una provocazione chiedendo alla Cdl di declinare gli inviti di Santoro. Ora rilancio la mia proposta».
Ci sono state molte polemiche per il filmato sul gay pride. Ritiene sia stato violato il codice di tutela dei minori?
«Le norme vanno fatte rispettare, innanzitutto dalla Rai. Non può agire timidamente con atteggiamenti pilateschi. Mercoledì parleremo di questo e dei compensi di Sanremo».
Quali provvedimenti chiederà?
«Mi aspetto che la Rai assuma impegni concreti non il solito elenco di buone intenzioni. Siamo pieni di gente in Rai che usa il microfono per lanciare sassi e poi magari pronuncia un “tanto lo so che ora mi cacceranno” così prende anche tra le mani la palma del martirio. È un andazzo che deve finire».
Qual è il confine tra libertà di pensiero e l’uso personalistico del servizio pubblico?
«Santoro ha diritto a un microfono che pagano i cittadini con il canone, non al “suo” microfono. Non c’è Telesantoro, c’è la Rai».
C’è chi sostiene che Santoro funziona televisivamente soltanto se accende scintille.
«Equivale a dire che se un politico non ha visibilità deve appendersi ai tralicci. Santoro deve far crescere la cifra del suo programma, non rimandare in onda immagini che rasentano la pornografia di sette anni prima in una fascia protetta».
Non nota un po’ di imbarazzo nella sinistra, perplessa sul ritorno del «santorismo»?
«Una parte della sinistra sa che non può criticarlo perché Santoro rappresenta un riferimento per un certo mondo gauchista. Un’altra si interroga sui danni che può provocare un parlamentare in aspettativa giornalistica in prima serata».
In settimana discuterete anche del «caso Annunziata» dove si sono succeduti 14 ospiti del centrosinistra contro i 2 del centrodestra?
«C’è un evidente deficit di pluralismo che si annida nei programmi leggeri, con il messaggio che arriva da dove non te lo aspetti, magari sponsorizzato da un attore. Sull’Annunziata anche l’Unione non ha avuto nulla da obiettare perché lo squilibrio è indifendibile».
In questo quadro l’Unione spinge per altre nomine. E definisce la Rai «bloccata» dal cda.
«Abbiamo avuto 51 governi in 50 anni, dovremmo avere ogni volta un cda che dura quanto un governo? Il cda è pienamente legittimato e ha approvato molte nomine a maggioranza, come il direttore del Tg1, dei GR, di Rai International, Rai News24 e Risorse Umane».


Allora perché la tesi della Rai bloccata?
«Mi chiedo: perché il direttore generale è andato al braccio di ferro presentando nomine che non sarebbero potute passare? Mi sembra che qualcuno abbia interesse a dimostrare che la Rai è bloccata per chiedere a Padoa-Schioppa di intervenire».

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