Il centrosinistra si divide e c’è chi invoca le primarie

Il centrosinistra brancola nel buio, ancoira alla ricerca di un nome da contrapporre a quello di Renata Polverini nella battaglia per la Regione Lazio. Finora nei rapporti tra le diverse componenti del centrosinistra prevalgono le divisioni anche se tutti, a parole, continuano ad auspicare ampie alleanze e a dichiarare disponibilità al confronto. Ieri pomeriggio è saltato il vertice programmato proprio per parlare di candidature e strategie in vista delle elezioni regionali. L’Italia dei valori ha puntato i piedi e anche i radicali, pur invitati al tavolo del vertice dal segretario regionale del Pd Mazzoli, hanno fatto risposto picche. L’unica cosa certa, finora, è la posizione espressa da Nicola Zingaretti, che ha detto di «non vedere» le condizioni per una sua possibile candidatura. «Proprio perché siamo una coalizione forte elettoralmente e con tante personalità - ha spiegato ieri il presidente della Provincia di Roma - credo che ora sia importante che il Pd parta con un nome che non può essere il mio. Sono convinto che il centrosinistra abbia le chance per vincere: io farò la mia parte come militante e come presidente della Provincia di Roma». «Non dovete più chiedere niente a me - ha detto Zingaretti ai giornalisti - Malgrado la mia volontà io avevo dato la disponibilità a determinate condizioni ma queste condizioni non esistono. Oggi (ieri, ndr) sembra addirittura che salti il tavolo del centrosinistra per problemi».
Il presidente della commissione Lavori pubblici alla Pisana Giovanni Carapella (Pd) ha invocato le primarie per la scelta del candidato.

«È necessario lavorare per creare le condizioni che consentano a Nicola Zingaretti di accettare la candidatura - ha detto - e tra tali condizioni rientra anche la solidarietà del gruppo dirigente del Pd e la coesione delle forze di centrosinistra. Se, viceversa, il quadro dovesse permanere quello che abbiamo di fronte in queste ore, la strada maestra per il centrosinistra è quella di ricorrere alle primarie di coalizione».

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