I n questo mondo onesto e solidale, almeno a parole, qualcuno deve assumersi la responsabilità di essere cattivo. Senza cattivi, i buoni sarebbero in catene. Se possiamo crogiolarci nei buoni sentimenti è solo perché qualcuno è disposto a compiere cattive azioni. Fingiamo di ignorare la verità per sentirci persone migliori. In questa società commovente, nessuno vuole interpretare il cattivo, è una parte scomoda. Eppure... Cosa accade se i cattivi decidono di infischiarsene della bontà e il fine non giustifica i mezzi? Tra l'altro, chi è in grado di valutare quale sia la parte giusta in vicende che iniziano e finiscono nella più totale ambiguità?
Simone, il protagonista di Educazione americana (La nave di Teseo) di Fabrizio Gatti, è un cattivo. Un carabiniere reclutato dalla Cia. Un testimone diretto, a volte un protagonista, di molti casi al centro della cronaca politica e giudiziaria. Educazione americana è un romanzo. Fino a che punto sia di fantasia, giudichi il lettore: Fabrizio Gatti è uno dei più noti giornalisti d'inchiesta, tra le altre cose ha trascorso quattro anni da infiltrato lungo le rotte del Sahara percorse da migranti e nuovi negrieri; le note finali lasciano supporre che Gatti abbia trasformato in fiction i racconti di uno o più agenti italiani della Cia; a nessuno fa piacere ricevere la visita dei servizi o una tazza di tè al polonio, per cui meglio essere prudenti.
La storia del Novecento è anche fatta di spionaggio e controspionaggio. Americani contro sovietici, Nato contro Patto di Varsavia, Cia contro Kgb. In mezzo, l'Italia, appartenente al blocco occidentale con riserva, dovuta alla presenza del Partito comunista più importante e più fedele a Mosca dell'intero Occidente. Simone entra nei ranghi della Cia e si trova a gestire operazioni sempre più complesse. Tutto è al limite, nella sua vita: l'attesa sfibrante di una missione; la missione; le ripercussioni, anche morali, della missione. Simone contatta un giornalista per raccontare il suo passato. Vuole prenderne le distanze, svelare almeno qualche retroscena inquietante dell'Educazione americana, vale a dire delle modalità attraverso le quali gli Stati Uniti hanno assicurato la permanenza dell'Italia tra i Paesi liberi. Con invasioni di campo poco rassicuranti e perfino con brutalità all'occorrenza: rapimenti, torture, corruzione, traffico di documenti riservati, depistaggi, alleanze con la criminalità, omicidi mirati. Naturalmente ci sono anche i sovietici occupati in faccende uguali e contrarie. Lo spionaggio, inoltre, non va in pensione con la caduta del Muro. Non è tanto la caduta del comunismo a cambiare le carte in tavola. È piuttosto la tecnologia: la sorveglianza, attraverso le telecomunicazioni digitali, Rete e telefoni cellulari, diventa più capillare. Le azioni sono più semplici, rapide e preventive. Gli agenti non devono più rincorrere i fatti: possono orientarli a piacimento.
Cosa sono stati dunque gli ultimi quarant'anni della nostra Repubblica, visti attraverso gli occhi di Simone? Proviamo a riassumere, ammesso e non concesso che Simone sia sincero: non potrebbe aver depistato l'autore, sempre in cerca di conferme al racconto dello spione? Simone non potrebbe aver frainteso, essendo ai piani bassi dell'organizzazione, dai quali si gode di un panorama limitato? Comunque sia, i fatti sarebbero i seguenti. Dopo il 1989, la Cia raccoglie informazioni sui partiti al potere, in particolare i socialisti di Bettino Craxi. Quando scoppia Mani pulite, Simone è costretto a farsi qualche domanda: il cambio di regime, per motivi imperscrutabili, è stato voluto o almeno agevolato dagli americani? E perché? Il 1993 e il 1994 sono anni rivoluzionari non solo per le inchieste giudiziarie della procura di Milano. Totò Riina, boss della mafia corleonese, finisce in carcere. Segue la stagione delle bombe a Roma, Milano, Firenze. Alle elezioni, Silvio Berlusconi taglia la strada ai post comunisti e va al governo. Anche intorno a Berlusconi, all'inizio forse sgradito alla Cia, iniziano a muoversi gli agenti in cerca di informazioni. Due anni di confusione, che lo stesso Simone non riesce a capire fino in fondo. Forse dentro la Cia c'è stata una spaccatura, forse qualcuno, a Langley, sede dell'Agenzia, pensava a un colpo di Stato o a una guerra civile magari lanciata dal Nord secessionista. Perché gli Usa avrebbero avuto interesse nel destabilizzare l'Italia? L'interrogativo resta aperto.
Dopo l'11 settembre 2001 cambia tutto. Inizia un periodo di collaborazione più stretta tra i servizi segreti occidentali ma anche una discutibile sospensione delle regole, aggravata dal caos. Esempio principale: il sequestro di Abu Omar a Milano. L'imam sospettato di terrorismo viene prelevato da una squadra di dieci agenti. A detta di Simone, ne facevano parte agenti della Cia (italiani inclusi) e agenti dei servizi italiani. L'imam transitò dalla base militare di Aviano e fu trasportato in Egitto. In Italia scoppiò un lunghissimo procedimento giudiziario a carico dei vertici dei servizi (condannati).
E oggi? Beh, l'argomento è più che mai attuale. Russiagate e vicende correlate, tra cui la più grave è l'accusa al premier Conte di essersi servito in modo improprio dei servizi per garantirsi l'appoggio di Trump, ci dicono che tuttora vediamo solo una parte di ciò che accade.
Come accada e se è giusto che accada, va valutato forse di caso in caso. Educazione americana srotola davanti agli occhi dei lettori l'intero campionario: al lettore decidere se i cattivi siano necessari, come si diceva all'inizio, o se talvolta siano da punire.
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