Cerchiamo la memoria condivisa

Egregio direttore, i «cuori neri» pesano oggi sull’identità della Destra più dei massacri del dopo 25 aprile: i morti degli anni Settanta restano una pagina non risolta e lo dimostra l’assenza di una volontà di rimarginare una ferita ancora aperta, di elaborare una volta per tutte il lutto per questi figli di un’Italia nella quale vi è stato il proseguimento della guerra civile che l’aveva insanguinata nelle «radiose giornate del ’45» e oltre. A parte le colpe del Msi di allora, oggi si continua a dividersi tra il culto dei «ragazzi neri» e quello pragmatico del governo. Nella continua ricerca di un’effimera legittimazione ciò che è sorto dalla cenere del Msi opta per la presa d’atto che una memoria condivisa non è ancora possibile, che la discriminazione antifascista resta un dogma per cui il poter governare giustifica il rinnegare la propria memoria.


È necessario fare appello affinché «Cuori neri» non sia oggetto di strumentalizzazione ma sia un «viatico» per consegnare alla «memoria condivisa» i giovani, missini e non, crivellati dai colpi della P38 o pestati a sangue negli scontri di piazza.
As-Fn

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