L'assalto finale a Gaza City. "Ostaggi liberi o sarà la fine"

L'Idf avanza e controlla il 40% del territorio. Decine di morti. Katz: "Se la città cade, cadrà anche Hamas". Il capo di stato maggiore in prima linea

L'assalto finale a Gaza City. "Ostaggi liberi o sarà la fine"
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Intorno alle 19 si comprende che quella di ieri non è una giornata qualsiasi in Israele quando le sirene antiaeree risuonano per un attacco missilistico degli Houthi proveniente dallo Yemen intercettato dall'Idf. L'operazione a Gaza City è infatti entrata nel vivo e, in un solo giorno di guerra, le forze armate israeliane hanno il controllo di più del 40 per cento della città. Dal confine con Gaza dove ci troviamo per seguire l'operazione militare, nel corso della giornata il rumore dei jet israeliani è continuo così come l'immagine delle colonne di fumo che si alzano dopo i bombardamenti.

A spiegare l'obiettivo della missione è il ministro della difesa israeliano Israel Katz che, durante una visita al quartier generale della 162esima divisione, operativa nella città di Gaza, ha dichiarato: "Vogliamo prendere il controllo di Gaza City perché oggi è il principale simbolo di governo di Hamas. Oggi, se Gaza City cade... cadranno loro". Katz ha poi aggiunto che se Hamas non rilascerà gli ostaggi e non si disarmerà, la Striscia verrà distrutta.

L'esercito israeliano ha iniziato l'operazione a Gaza City mobilitando 70mila riservisti e altri 60mila riservisti si uniranno a loro, con 130mila riservisti che opereranno in totale al culmine dell'operazione. Tutta l'area intorno alla striscia è infatti interessata da un continuo via vai di mezzi militari che vediamo passare con una frequenza che si è intensificata nelle ultime ore. Secondo il capo di stato maggiore dell'Idf Eyal Zamir l'operazione nasce "per liberare ostaggi e smantellare Hamas". Eyal si è unito a Gaza City al capo del Comando sud e, per la prima volta nella storia di Israele, un capo di stato maggiore dell'esercito ha guidato le truppe in prima linea. Nel primo giorno di guerra decine di palestinesi sono stati uccisi in un'area in cui continua a esserci una presenza di Hamas. Ieri Donald Trump ha affermato che "Hamas sarà in grossi guai se userà gli ostaggi come scudo umano", aggiungendo di non aver parlato con Netanyahu dell'offensiva a Gaza. In realtà l'operazione militare a Gaza City è iniziata mentre Marco Rubio si trovava a Gerusalemme con un chiaro messaggio politico: gli Stati Uniti hanno dato luce verde all'operazione.

In Occidente le reazioni all'attacco israeliano sono un misto tra disapprovazione e condanna. Papa Leone ha telefonato a padre Gabriel Romanelli, il parroco di Gaza, definendosi "preoccupato per la situazione", mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato che il governo è "contrario all'offensiva a Gaza City, ci sono rischi per i civili". Più dura la reazione del presidente del consiglio Europeo Costa per cui "la situazione è intollerabile, preoccupa l'offensiva a Gaza City" così come da parte dei ministri degli esteri di Gran Bretagna e Francia. Non si è fatta attendere la risposta israeliana secondo cui, con la proposta di sospendere l'accordo di associazione tra Ue e Israele, Bruxelles ha "rafforzato Hamas".

Secondo l'Onu "a Gaza 640mila persone saranno in carestia entro fine mese" e il segretario generale Antonio Guterres definisce "intollerabile quanto accade a Gaza".

Fonti israeliane qualificate spiegano al Giornale le motivazioni dell'operazione sottolineando che "Hamas si rifiuta di deporre le armi" e aggiungendo che "la campagna militare di Israele contro la roccaforte di Hamas a Gaza City mira a raggiungere l'obiettivo di porre fine alla guerra. Una visione condivisa del direttore dell'Istituto Friedman Alessandro Bertoldi che da Gerusalemme spiega: "Dopo Gaza City la fine della guerra è vicina".

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