
Un metro di giudizio a geometria variabile. Difficile considerare diversamente l'evoluzione delle decisioni della giudice milanese Elisabetta Meyer (nella foto), oggi presidente di collegio nella sezione specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Milano. Lei, a dicembre scorso, non ha convalidato il trattenimento di Harouna Sangare, il 25enne maliano che la questura voleva tenere in un Cpr fino a definizione della sua richiesta di protezione, per evitare il pericolo di fuga e perché lo considerava socialmente pericoloso, avendo già una denuncia per violenze domestiche contro compagna e figlia. Meyer invece ha smontato il provvedimento della questura, e Sangare pochi mesi dopo il 30 agosto ha fatto uso della sua libertà aggredendo e violentando una 18enne alla stazione di San Zenone al Lambro. Ma le sentenze della toga milanese non sono sempre state così miti. Nel 2012, sempre a Milano, giudicò Renato Farina, all'epoca deputato Pdl, che era andato a trovare in carcere Lele Mora portando con sé come "collaboratore" un ragazzo che era invece amico dell'impresario tv. Ebbene, Meyer non concesse a Farina le attenuanti generiche, e lo condannò a 2 anni e 8 mesi di reclusione, senza sospensione condizionale della pena. "Sentenza lunare", commentò la radicale Rita Bernardini, allibita dalla decisione, confessando al Foglio che lei, nelle sue frequenti visite in carcere, era spesso accompagnata da persone che non erano affatto suoi collaboratori ma non era mai stata arrestata per questo. D'altra parte, lo stesso ordinamento penitenziario all'articolo 67 si limitava a precisare che "l'autorizzazione non occorre nemmeno per coloro che accompagnano", senza far cenno del rapporto di collaborazione, requisito richiesto solo da una circolare.
Oggi che quella giudice lavora alla sezione immigrazione, di quella severità non c'è più traccia. Spulciando le sentenze e le ordinanze disponibili online che hanno visto come presidente Meyer, si trovano solo decisioni favorevoli ai ricorsi presentati dai migranti. Tanto da far ricadere la mancata convalida del trattenimento di Sangare in una casistica seriale. Scorrendo le sentenze disponibili nelle banche dati emerge un dato costante: la giudice accoglie sistematicamente i ricorsi presentati dai migranti. Che si tratti di un decreto di espulsione, di un no al permesso di soggiorno o di un rigetto della domanda di protezione, le decisioni della giudice milanese vanno sempre parliamo naturalmente solo della quindicina di casi analizzati a favore dello straniero. Allo Stato resta solo da saldare il conto, visto che la toga non disdegna di condannarlo, spesso, al pagamento delle spese processuali.
Insomma, se 13 anni fa Meyer non aveva mostrato cuore tenero nel giudicare la visita di Farina al detenuto Mora, ora appare una sorta di Robin Hood, sempre pronta a proteggere i più deboli. O almeno quelli che ritiene tali.