Un progetto nato per gioco, tra amici in piazzetta. Una squadra di calcio costruita intorno e nel nome di un quartiere. Curioso che il progetto del Certosa venga alla ribalta proprio in tempi di celebrazioni per lUnità dItalia quando questa società potrebbe essere definita come la più federalista del Paese. In Valpolcevera, nel Certosa, puoi giocare solo se la tua carta didentità dice che sei residente nella delegazione. Se sei cresciuto tra piazza Piombino e via Ariosto, nel campetto di via Mansueto o sul piazzale della Chiesa. I venti ragazzi che ogni fine settimana vestono la maglia arancio-blu hanno già compiuto unimpresa: quella di essere stati promossi dalla Terza alla Seconda categoria al primo campionato disputato e concluso sabato scorso con uno spareggio tesissimo contro lOlimpic Prà Palmaro e finito 3-1 per i certosini.
La partita dello scorso fine settimana è stata vissuta come un autentico evento per il quartiere, con i negozi tappezzati di bandiere con i colori sociali e locandine affisse in ogni strada per ricordare agli abitanti di Certosa che anche il loro apporto era indispensabile sul campo di Borzoli. E quelle locandine hanno funzionato eccome, se si pensa che sulle tribune - sotto una pioggia torrenziale - cerano più di duecento persone a tifare con fumogeni e tamburi, megafono e torcida: roba da Bombonera. «Una soddisfazione immensa - racconta Fabio Carletti che della squadra è allenatore, giocatore ma soprattutto primo ideatore -. La cosa che più ci stupisce è il seguito straordinario che siamo riusciti ad ottenere in nemmeno un anno di attività». Pochi mesi per tirare su un gruppo allegro e divertente che si ritrova già in una categoria superiore senza essere partita con lobiettivo della promozione a tutti i costi. Ora si pensa al futuro ma con i piedi per terra: «Non stravolgiamo il contesto: siamo e rimaniano certosini per la squadra di Certosa - analizza Carletti -.
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