Il cervello delle nebbie

Il cervello delle nebbie

Io però non posso passare la vita a smentire le spettacolari sciocchezze via via pronunciate da Antonio Di Pietro. Non posso lucrare a vita sulla spaventosa quantità di approssimazioni e somme cretinate - tipo che il porto delle nebbie adesso è diventato Milano - e non posso scrivere la milionesima e consueta articolessa in cui smentire una per una le parole del corpulento molisano, il quale notoriamente conta sulla scarsa memoria altrui per distorcere completamente la realtà. Non posso mettermi a dimostrare che nell’intervista da lui rilasciata al Corriere ha straparlato ancora una volta. Per la prima volta in tredici anni, leggendola, ho provato pena: anche se non prevale ancora sull'orrore.

Di Pietro è lì, sbraita, mendica status politico, si lamenta che nessuno in televisione l’invita più fuorché Giuliano Ferrara (che è una carogna, perché è il suo sottile modo di vendicarsi) e non è neanche vero che sia rimasto solo: lo è sempre stato, come chiunque irradi - dapprima volutamente, poi anche senza neppure più desiderarlo - la fatale negatività di chi è incapace di amicizia.

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