Il cervello di un popolo

La scelta di Piazza San Giovanni per la manifestazione all'aperto non è certo una scelta inconsueta. Essa è il ritrovo abituale delle grandi manifestazioni sindacali; ma averla scelta questa volta da parte di Forza Italia, di An e della Lega Nord ha un significato politico. Vuol dire che il Parlamento non basta più per garantire la libertà di tutti e che il popolo di centrodestra deve far sentire la sua voce. La manifestazione è rivolta contro la finanziaria ma essa riguarda la legittimità politica del governo.
Il governo Prodi si comporta come se avesse ottenuto un mandato elettorale tale da permettere di governare con uno schieramento spostato sull'estrema sinistra e non dando alcun valore al voto dell'altra metà del Paese. È come se questi voti fossero state schede bianche, i voti di nessuno. Ebbene il «nessuno» vuole mostrare il suo volto e dire che il presidente Prodi non ha avuto il mandato di governare in modo che contraddice la maggior parte del Paese anche nella sua coalizione e rende determinante della politica del governo una minoranza estrema.
La manifestazione di Roma è un Aventino al contrario, non è la fuga dei deputati dal Parlamento ma la presenza del popolo votante che si rivela militante e dice a Prodi: ci sono anche io. E ho un cervello, visto che il presidente del Consiglio pensa che la manifestazione di Roma sia scervellata.
Ma, accanto a questa rilegittimazione del voto di metà dell'elettorato, vi è anche una critica rivolta specificatamente alla finanziaria e al fatto che essa si sia manifestata per giudizio comune e fondata solo su nuove tasse, per di più rivolta alle categorie più generali: le professioni dei consumatori, gli utenti del sistema sanitario, i piccoli imprenditori, tutti coloro che non entrano nel novero protetto dalla grande industria. È stata pensata come finanziaria di classe per suscitare una coscienza di classe che ormai esiste solo come memoria storica e linguaggio ideologico in Rifondazione e nel suo spazio sociale. Era possibile fare la finanziaria di meno della metà di quella attuata per aver l'approvazione della Commissione Europea.
Il popolo di Piazza San Giovanni protesterà per il fatto che si è voluta una serie di misure che tendono a rendere odioso e esoso il rapporto fiscale al cittadino, divenuto uno spiato a tutto campo mediante le sua carte di credito e i suoi conti correnti. O i mille mezzi di controllo che internet oggi offre al «grande fratello». È come individui che i manifestanti di Roma si riterranno interpellati a diventare per un giorno folla, sapendo di dover difendere il proprio privato, la propria proprietà, il proprio diritto alla salute, i beni fondamentali che costituiscono appunto la società civile. Non è naturale a questo popolo di fare azioni collettive. Queste appartengono alle componenti estreme della maggioranza che quando fanno i cortei devono guardarsi dai centri sociali e da coloro che gridano «dieci, cento, centomila Nassirya». Occupare le piazze non è connaturale a un popolo di persone ma lo fanno per la fiducia in una persona. Il fatto di aver percepito l'impegno personale del suo leader nel suo stesso venir meno hanno fatto capire alle persone che verranno a Roma che esse, persone, manifestano per quella fiducia che hanno per una persona. Non si tratta di una manifestazione di chi è uso a vivere politicamente di manifestazioni; per coloro che sono abituati ad occupare strade, ferrovie, aeroporti per imporre un contratto collettivo sindacale o per impedire un depuratore. Infine soltanto per manifestare la propria potenzialità di violenza.
Quelli che verranno a Roma con Berlusconi sono i veri non violenti, non lo è Bertinotti, nonostante l'attestato che gli ha concesso Pannella. Ma Pannella e Bertinotti hanno in comune la violenza della parola, l'estremismo verbale e questo, come il caso di Lotta continua, può generare morti.
Il popolo di Roma manifesta per la persona e per la libertà, protesta contro l'illegittimità politica di un governo che intende annullare il peso politico del suo voto. Torno a dire un Aventino diverso: la difesa della legittimità affidata non dall'assenza dei parlamentari a Montecitorio ma dalla presenza in piazza di persone che non vanno mai in piazza. Questa è la ragione per cui è stata scelta la manifestazione: non perché la volessero i partiti che l'hanno promossa ma perché la imponevano il loro elettorato e la loro militanza. Glielo domandava la società civile che sulla piazza era già scesa per conto suo.

Questo è il significato della manifestazione di Roma: un popolo che contesta chi lo vuole inesistente o scimunito. Sicché per questo dimostra una sola cosa: che non è un democratico, è solo un punto di confluenza degli antagonismi dei vari partiti. È un designato, non un eletto.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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