Non esiste alcun precedente per quanto è riemerso a Cerveteri, nella necropoli della Banditaccia. Dopo la Valle dei Re, in Egitto, si tratta della più grande «città dei morti» del mondo: 400 tombe disseminate in 150 ettari di estensione, a soli 40 km da Roma. Questo sito, inspiegabilmente poco conosciuto rispetto al suo eccezionale valore, ha fornito nuovi ritrovamenti e unincredibile, monumentale piazza funeraria, dalla spettacolare scenografia. È stato un concerto lirico, nella serata di tre giorni fa, a inaugurare il sito alla presenza di autorità civili e militari. Illuminato dai bagliori rossastri di centinaia di torce, il pubblico è stato accolto nella piazza funeraria, una sorta di canyon, scavato nel tufo a cinque metri di profondità sotto il livello stradale e circondato da pareti lisce e dritte, Lunga 25 metri e larga 5.
Le scale daccesso, in perfetto stato di conservazione, conducono a un dedalo di corridoi e camere, dai soffitti scolpiti, riproducenti le capriate delle case etrusche. In una di queste tombe si trovano cinque piccoli troni su cui siedono tre statuette di terracotta: è la famosa «Tomba delle 5 sedie», risalente al 650 a.C., che fu scoperta nel 1866 dalla ricca famiglia ceretana dei Castellani. Dalla sua riqualificazione è partita la ricerca che ha condotto ai recenti ritrovamenti. Gli originali delle statue, di cui due attualmente al British Museum di Londra e una al Museo dei Conservatori di Roma, sono alte 48 centimetri e rappresentavano gli antenati dellaristocratica coppia sepolta nella tomba. Attualmente, i sedili sono occupati da fedeli riproduzioni ma, in dicembre - eccezionalmente - tornerà in loco lesemplare conservato a Roma. Una volta privata di questi tesori, la tomba venne abbandonata e in tempi recenti addirittura adibita a cisterna, per scaricare lolio sporco dei trattori dellEnte Maremma. Negli anni 70 il sito fu visitato dai tombaroli che, scavando un cunicolo sotterraneo, trafugarono un grosso sarcofago. Grazie a una convenzione stipulata nel 2003 con la Soprintendenza, il «Gruppo archeologico romano», composto unicamente da volontari, aveva cominciato a riqualificare il sito, ancora inconsapevole delle sorprese che il duro lavoro avrebbe riservato. Tanto che i volontari del Gar scoprirono i primi tracciati della piazza funeraria bonificando il terreno circostante alla tomba.
In questo luogo si svolgevano i banchetti commemorativi e i riti sacri di un popolo molto religioso, che praticava il culto degli antenati e in particolar modo, le arti divinatorie come lextispicina, la consultazione delle viscere degli animali da parte degli arùspici. Mentre la piazza riemergeva dalle 400 tonnellate di terriccio, (poi attentamente vagliato) i volontari hanno ritrovato due tombe intatte, sfuggite miracolosamente agli scavi clandestini. Tra le ossa semisbriciolate, sono apparsi due interi corredi funerari, fra i quali spiccavano per valore, una oìnokoe di terracotta dipinta con una bianca danzatrice circondata da fiori di loto e due specchi bronzei, di cui uno magnificamente inciso con il mito di Leda e il Cigno. «Nei corredi - racconta Vittoria Carulli, presidente del Gar - abbiamo trovato anche molti vasetti dipinti con civette (uccello sacro a Minerva) e 35 cippi funerari; alcuni maschili, di forma fallica, gli altri femminili, a casetta. Uno di questi, con più di un metro di base, è tra i più grandi di tutta lEtruria e presenta una strana peculiarità: il tetto a pagoda».
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