Il «Cesare» nei verbali? Uno, nessuno e centomila

Cesare, chi era costui? Tutti. Uno, nessuno e centomila. I pm Capaldo e Sabelli alla fine si sono arresi. Uno degli interrogativi estivi che rimbalzava su quotidiani, settimanali e tv non ha una soluzione certa. Quando i presunti cospiratori della P3 parlavano del fantomatico Cesare non si riferivano a qualcuno in particolare. Una volta si riferivano a uno, una volta a un altro, era quasi un modo di dire. Cesare, molteplice e indefinito. I magistrati ora dicono che l’errore è in un’informativa dei carabinieri. Hanno sentito nominare Cesare e si sono fatti un’idea. È capitato anche ai giornalisti. Chi può essere Cesare? I carabinieri, o meglio un solerte ufficiale dei carabinieri di casa in procura, ha risposto e scritto sicuro in una nota nascosta ma rintracciabile con il «trova» sul file con gli atti dell’indagine: Cesare è il premier, Cesare è Berlusconi. Sbagliato. Era una supposizione, sbagliata.
Tutti quelli che si sono divertiti a rievocare la storia del conquistatore delle Gallie sono caduti nello stesso errore. Poi è caduto il silenzio. La colpa è di chi è andato a confrontare le intercettazioni, un viaggio in Sicilia di questo Cesare e gli spostamenti del premier. Sorpresa. Quando Cesare era in Sicilia, Berlusconi era da un’altra parte. E siccome Cesare non poteva essere lui il «giallo storico dell’estate» si è sgonfiato di colpo. Non solo. Gli inquirenti ora dicono che non è neppure importante sapere chi siano questi Cesari al quadrato. Tutti i riferimenti a lui presenti nelle intercettazioni non hanno, a quanto pare, alcuna rilevanza processuale. Insomma, i Cesari sono innocenti. Non sono loro i capi della P3. Magari, viene il dubbio, potevano esserlo se Cesare era il nome in codice sotto cui si nascondeva Berlusconi. Ma senza Berlusconi Cesare è una maschera vuota, banale, inutile. Tutto questo è perlomeno un po’ offensivo per la memoria del divo Giulio. Uno che tutto è stato nella sua storia tranne che inutile o banale.
L’attenzione ora si sposta su Marcello Dell’Utri. È lui, dicono gli inquirenti, quello che in questa storia ha un ruolo pesante. Cesare è innocente, ecco una teoria sul nuovo colpevole. Attenzione. Dell’Utri, sospettano i pm, non ha un ruolo di vertice, ma una posizione significativa. Si sta cercando di ricostruire nei particolari il suo «ruolo specifico». Non risulta socio di persone o società, non ha prestanome e non sembra, soprattutto, interessato ai progetti dell’eolico in Sardegna. Non a caso è indagato solo per violazione della legge Anselmi sulle società segrete e non per corruzione. La sua colpa è di essere, insomma, l’uomo mascherato. Dell’Utri è accusato di far parte della P3, della cricca numero due, di questo gruppo di misteriosi intrallazzatori nascosti nell’ombra.
Non si smette, comunque, di parlare di cricche. Torna in cronaca anche quella del Salaria Sport Village.

Il merito, o la colpa, è di Balducci, che si è fatto fotografare da L’Espresso mentre fa il bagno nella piscina della sua villa di Montepulciano. Non è proprio la cosa più furba da fare per uno che è agli arresti domiciliari. Il bagno Balducci se lo poteva risparmiare.

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