Cesena, la prima volta al comando Cambio della guardia in provincia

La ricreazione non è ancora finita. É vero, gli squilli di tromba di Eto’o a Palermo hanno messo in riga la provincia del calcio italiano: si è rivista dopo qualche sbadiglio iniziale l’Inter del triplete, nonostante l’assenza di Sneijder e gli errori sotto porta di Milito che hanno provocato disorientamento dalle parti di Appiano Gentile. L’esibizione dell’armata nerazzurra affidata alle cure di Benitez è stata ancora più convincente e didascalica del 2 a 1 striminzito. Il palo di Pastore e qualche lucido intervento di Julio Cesar non sono riusciti ad oscurare il gran numero di palle-gol costruite da Maicon e Stankovic, nè la qualità del calcio esibita. Si può dire, senza incorrere in una bestemmia: è stata la migliore Inter degli ultimi tempi, Mourinho compreso.
Eppure la ricreazione non è ancora finita. E sapete perchè? Perchè in Romagna il Cesena ha deciso di stupire i propri tifosi oltre che la critica e gli statistici che non riescono a rammentare una sua presenza in testa alla classifica di serie A con la rete ancora inviolata. Neanche ai tempi della freccia austriaca Walter Schachner, con Cera ds e il vecchio, caro, furbissimo Renatone Lucchi dietro le quinte ad organizzare il calcio-mercato: acquisti in grande economia per non provocare i lamenti di Manuzzi, il presidente dell’epoca e di suo figlio Luciano, un grande intenditore. Anche questa volta il Cesena ha avuto un suggeritore in gamba che ha soffiato a Ficcadenti, erede di Bisoli, di puntare su Giaccherini, un ragazzino di bassa statura ma di velocità garantita, il suo agente è Furio Valcareggi, il figlio del grande Ferruccio. É vero, il Cesena ha salvato i conti grazie alla promozione in A, altrimenti i debiti accumulati (quasi 7 milioni) avrebbero provocato uno scossone al bilancio del club e ai suoi amministratori. Ma il vero miracolo è quello accaduto nell’ultima settimana: sei punti collezionati tra Milan e Lecce, due partite concentrate in una settimana da sogno. Lanciando in gol Bogdani che è riuscito a beffare prima il greco rossonero ed Abbiati e poi anche le sentinelle del Lecce con quel tiro angolato. Sembrava Ibrahimovic per come ha preso la mira del palo lontano ed invece è soltanto Bogdani, rimpianto persino dal Chievo che si è arreso alla mezza luna di Diamanti. A luccicare è il successo di ieri sul Lecce più che l’impresa sul Milan.

Anche perché ottenuta in 10 contro 11 per larghi tratti a causa del lapsus di Rocchi (espulso per errore Colucci, il capitano).
La ricreazione non è ancora finita perché in fondo anche la Samp si lascia risucchiare dal vortice napoletano perdendo una sfida comandata fino ai titoli di coda.

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