«Cgil poco seria su Fiat: criticare il governo è speculazione politica»

RomaNon gli è piaciuto Guglielmo Epifani quando ha accusato il governo di non aver fatto abbastanza per l’operazione Fiat-Opel. E non tanto perché non si debba criticare il sistema politico. Al contrario, il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni invita istituzioni, aziende e parti sociali a fare sistema. Ma non gli va giù che proprio il sindacato che più ha frenato sulle acquisizioni internazionali, adesso prenda a pretesto il tramonto di Opel per fare polemica. Bisognerebbe, provoca, «imparare dai tedeschi».
Lei, che ha sempre avuto la Germania come modello, oggi non è un po’ deluso dai tedeschi?
«Io ammiro molto la cultura, la politica, l’economia tedesca. Per noi è un modello importante in politica, c’è molta coesione e hanno saputo realizzare una forma di democrazia economica che funziona. Loro non si urlano l’uno in faccia all’altro, sono tutti uniti nel difendere i posti di lavoro tedeschi».
In questo sembra semmai che abbiano fatto una scelta solo contro l’Italia...
«Ci sono due cose che hanno pesato. In primo luogo lì sono in piena campagna elettorale ed evidentemente hanno ritenuto più vantaggioso non aprire la discussione su eventuali esuberi».
E poi?
«Non se la sono sentita di esporre il gruppo Volkswagen alla pressione di un’altra potente compagnia intercontinentale. La Volkswagen vende ovunque e nel Nord America, dove vuole sbarcare la Fiat, è fino ad oggi la casa automobilistica europea più radicata».
Quindi hanno ragione i tedeschi?
«No, io dico che questa vicenda dovrebbe suggerire alla classe politica italiana di smetterla di fare lo scaricabarile e di unirsi in un unico blocco in difesa degli interessi nazionali».
Il governo è stato criticato per non avere sostenuto a sufficienza la Fiat su Opel.
«Qui finisce ogni cosa in polemica. E si dice oggi il contrario di quello che si sosteneva ieri. Anche noi avevamo chiesto un incontro con governo e Fiat per discutere».
Sta parlando di Epifani, secondo il quale il premier è stato assente?
«Su questo voglio solo dire che mi fa specie che chi era molto freddo sull’ipotesi di espansione in Germania della Fiat, abbia poi usato le difficoltà di una trattativa come argomento per polemizzare. È la dimostrazione che nel Paese non c’è quello che auspica il Presidente della Repubblica, una convergenza sui temi che riguardano la nostra economia».
A lei una Fiat internazionale piace?
«La Cisl era a favore del progetto su Chrysler e anche a quello con Opel. Questa è l’unica strada per fare della Fiat un gruppo internazionale di primissimo piano, capace di competere in un mercato che è già difficile e che diventerà ancora più competitivo quando la crisi finirà».
I sindacati - e non solo quelli italiani - hanno semmai frenato...
«Noi invece siamo sempre stati favorevolissimi. Non solo non abbiamo paura di questi accordi, ma li auspichiamo. Con una rete commerciale diffusa si possono fare le cose in grande ed è questo che serve per fare competere la Fiat e difendere i posti di lavoro».
Possibile recuperare Opel?
«Difficile dirlo».
E ora cosa farete voi?
«Abbiamo molto insistito per la convocazione e ora che è arrivata e lo scenario internazionale è chiaro dobbiamo vederci, ma non solo per avere notizie, bisogna cominciare un lungo cammino che dovrà coinvolgere tutti gli impianti italiani, per portarli verso produzioni ad alto valore aggiunto».
Come fare?
«Ad esempio puntando sulle auto elettriche o a idrogeno. La Fiat già possiede una buona tecnologia, ora governo, azienda e lavoratori devono fare in modo che sia ancora più attrezzata, puntando su ricerca e innovazione. È l’unico modo per mettere al sicuro i posti di lavoro in Italia».
Perché?
«Il lavoro in Polonia o in Brasile costa meno che da noi, ma qui possiamo garantire capacità professionali più alte. Tutti devono lavorare per questo.

Il governo, la Fiat che deve prendere precisi impegni e anche il sindacato che deve partecipare con forza a un ristrutturazione di questo tipo, che è l’unico modo di difendere i posti di lavoro».
E mette da parte le polemiche?
«Bisogna dimenticare il vezzo di cercare sempre di stare sulla notizia, magari dicendo oggi il contrario di quanto sostenuto ieri».

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