Piera Anna Franini
da Francoforte
Un complesso dottoni tedesco passa in rassegna «il meglio» di Verdi e gli abiti da sera, che il cerimoniale di un concerto classico impone (o imporrebbe), si confondono con le magliette rosso-nere della squadra cittadina che festeggia il proprio ingresso in serie A.
Accade nelloperosa Francoforte, allingresso del teatro Alte Oper, dove si attende che a questaperitivo ufficioso, alla fine troncato dalla pioggia, segua il vero concerto. Quello dei complessi italiani che a Verdi dedicano lintero programma della serata e da sempre il nome.
LOrchestra Sinfonica e Coro di Milano «Verdi» chiudono la lunga tournée con una partitura, la Messa da Requiem di Verdi appunto, che vestono come un guanto, poiché proposta infinite volte, rodata e quindi ideale per lo sbarco-vetrina capitanato dal direttore Riccardo Chailly.
Requiem prescelto per le tappe di domenica a Francoforte, lunedì a Vienna e mercoledì a Budapest. Per nulla italico, invece, linaugurazione della tournée (lo scorso 16 maggio), a Zagabria, nella sala Lisinski, con la Prima Sinfonia di Brahms, lOuverture al balletto Die Geschöpfe des Prometheus di Beethoven e il Poème de lextase di Skrjabin. Il tutto bissato lindomani nella Cankarjev dom di Ljubljana.
Ad Atene, dove la Verdi ha chiuso la stagione (aperta da Riccardo Muti con la Filarmonica scaligera) del Megaron Musikis, è stata giocata la carta della gloria nazionale. Al violino, per il Concerto di Dvorak, cera infatti Leonidas Kavakos, artista cresciuto in Grecia: terra avara di musicisti, ma pronta a magnificare il talento di turno e chi gli sta accanto.
Punto di forza di questo lungo giro, la presenza di un quartetto di solisti di rango, fra i quali spicca il mezzosoprano Maria José Montiel. Il soprano Fiorenza Cedolins ha messo in campo il temperamento drammatico che la connatura: quasi un proclama il «Libera me, Domine». Cantante da tener docchio, il tenore Massimo Giordano, voce di bella pasta. Basso nobilmente verdiano, assai in confidenza con la partitura, Carlo Colombara.
Riccardo Chailly (con Romano Gandolfi che ha preparato il Coro), squaderna il Requiem rivelandone tutte le sfere espressive, spesso mosse a contrasto come massi barocchi.
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