Diciotto gol in quattro partite, l'Europa di Champions sa divertirsi. Ma la battaglia d'Inghilterra, tra Chelsea a Manchester United, è quella che ha offerto lo spettacolo più modesto, di qualità e di gol. Molta velocità, molti errori. Ancelotti ha perso la sfida con Ferguson, Torres con Rooney.
Proprio il toro di Liverpool ha sistemato la faccenda dopo ventitré minuti. Wayne Rooney ha soltanto venticinque anni ma gioca da una vita a football e non tradisce mai gli appuntamenti veri. Come la sua squadra, perché il Manchester United all'ora buona sa mettere sul tavolo gli attributi e cancella anche la carta di identità di Van der Saar e di Giggs, settantasei anni in due, ritrovando rapidità e gioco, fosforo e cuore.
Tutto quello che è mancato al Chelsea, confuso e confusionario, distratto in fase difensiva e anche iellato su un pallone di Frankie Lampard, all'ultimo respiro del primo tempo, salvato prima del gol da Evra. Poi c'è quel rigore finale non fischiato dall'arbitro spagnolo in favore dei londinesi per un intervento di Evra su Ramires, insomma un mercoledì amarissimo per Ancelotti.
Rooney yes, Torres no, dunque, questa è stata la chiave di lettura che serve a spiegare il risultato dello Stamford Bridge; presente e combattente ovunque l'inglese, impalpabile e fragile lo spagnolo, pagato da Abramovich più del dovuto (quasi 60 milioni di euro) un buon affare per il Liverpool e per gli agenti dell'operazione, non certo per Ancelotti. Recuperata la coppia centrale storica, Vidic-Rio Ferdinand, sir Ferguson ha vissuto una serata più quieta del solito, lo stesso non può dire il nostro Carlo che ha scelto Zhirkov esterno a sinistra al posto di Malouda (il cambio è arrivato in ritardo) ma non ha ricevuto risposte dal russo, una premessa più che una promessa, così come il modesto portoghese Bosingwa che si è dimenticato di Giggs nell'azione veloce che ha portato al gol Rooney. Il Chelsea ha continuato a giocare a testa bassa per novanta minuti, sollecitato da Drogba mai aiutato dal resto della comitiva londinese ma Ancelotti ha imprevedibilmente tolto di mezzo proprio l'ivoriano, unica voce di attacco, sostituendolo con Anelka e lasciando ancora il tempo di riparazione a Torres il cui costo forse non permette bocciature.
Più squadra sempre il Manchester United, qualche allenatore italiano dovrebbe prendere esempio dal sessantanovenne Ferguson che, perso Rafael per un colpo al ginocchio, non lo ha sostituito con un difensore (Evans o Smalling) ma con una punta esterna, Nani, pur dovendo gestire il vantaggio fuori casa. Tra una settimana non dovrebbe esserci storia ma soltanto cronaca.
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