Champions, ora la Lazio mette paura a Leo

È la metà di Roma che non parla americano, ma in compenso strizza l’occhio all’Europa che conta. Il poker di Catania - che rompe un digiuno di vittorie alle pendici dell’Etna lungo 50 anni - ha il sapore di uno strappo quasi decisivo della Lazio nella corsa al quarto posto che vale la Champions. «Lo meriteremmo per quello che abbiamo fatto in questa stagione, non posso negare che sia stato un turno favorevole, ma abbiamo ancora degli scontri diretti», così il condottiero Reja. Uno di questi sarà nel sabato di Pasqua quando la Lazio farà visita a Leonardo e all’Inter. Con propositi bellicosi, perché in casa biancoceleste sono pronti ad alzare l’asticella delle ambizioni e magari risalire sul podio del campionato già occupato nello strepitoso girone di andata.
«I nerazzurri erano una delle favorite per lo scudetto, è chiaro che è difficile fare punti sul loro campo, ma lo era anche in Sicilia. La verità che ora stiamo bene fisicamente e mentalmente, l’impressione è che la squadra ci creda, dunque ce la giocheremo», il grido di battaglia del tecnico laziale. Che in un pomeriggio ventoso trova i gol di tutti i suoi cannonieri principe e soprattutto la prestazione monstre di Mauro Zarate. In ritardo di un’ora sul campo di allenamento alla vigilia del match con i siciliani e quindi messo in castigo dal tecnico con l’esclusione dai titolari, ma puntualissimo quando l’infortunio muscolare di Sculli dopo appena un quarto d’ora lo chiama in causa: due assist per i gol di Mauri e Floccari - con Hernanes e l’argentino fanno 29 reti in quattro - e una perla su punizione che piega le gambe alla squadra dell’ex laziale Simeone.
«Se reagisce così, quasi quasi Zarate lo tengo in panchina anche a Milano...», la battuta di Reja che aggiunge: «Devo gestire lo spogliatoio e punire chi sgarra, ci era rimasto male per l’esclusione. Ma quando è entrato ha dimostrato quanto sia importante per noi». «Una vittoria importantissima per l’obiettivo che stiamo inseguendo - così Maurito -. Se guardiamo al terzo posto? Dobbiamo solo pensare che l’Inter è una grande squadra e a Milano sarà una sfida tosta». «Inter-Lazio? Nessun pronostico, ma la consapevolezza di avere una squadra competitiva, poi bisogna dimostrarlo sul campo», la chiosa del patron Lotito.
Con l’avvicinarsi del traguardo, esce fuori anche la scaramanzia. Per Edy Reja si avvicina la conferma, ma lui avverte: «Con il presidente ci parliamo ogni giorno e stiamo già programmando il futuro. Ma non firmo in anticipo, perché l’unica volta che l’ho fatto è finita male. Ne parliamo a fine campionato». Quando la Lazio potrebbe arrivare davanti ai cugini giallorossi, appena passati in mani straniere. «È vero che da quando sono presidente, la Lazio è arrivata sempre sotto la Roma, ma è anche vero che loro non hanno vinto Coppa Italia e Supercoppa. Il calcio non è come le bocce, non conta chi ci va più vicino - la frecciata del vulcanico numero uno biancoceleste -. La nuova situazione societaria del club giallorosso? Le somme che sono circolate finora servono solo a ripianare i debiti, non certo per rinforzare la rosa. Il loro primo aumento di capitale di 40 milioni serve a ripianare, poi dovranno lanciare l’Opa, a cui non aderirà nessuno, per rastrellare le altre azioni dal mercato e costerà altrettanto».

E l’affondo finale: «Se gli americani portano idee nuove ben vengano, ma quella dello stadio non lo è, perché io ne parlo da 7 anni. Non è che arriva l’americano e fa lo stadio. Stiamo a Roma, e non negli Usa, le paludi burocratiche italiane le conoscono tutti...».

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