Champions vietata per il Chievo Amauri non basta con il Levski

Le speranze dei veneti durano poco: sotto di due gol all’inizio della ripresa, pareggiano col brasiliano ma finiscono in Uefa

nostro inviato a Verona
Dura solo 35 minuti il sogno del Chievo di entrare nel salotto buono d’Europa. Telkiyski spegne le speranze dei veneti con un tiro dal limite, dopo una serie di batti e ribatti che vede impreparata la difesa gialloblu e Giunti che la combina grossa respingendo in modo maldestro sui piedi degli avversari. Il Levski non perdona e spedisce in Uefa il piccolo quartiere di Verona che, almeno per una sera, si è sentito protagonista. D’accordo, sullo 0-0 ci sarebbero stati comunque due gol da recuperare al Levski Sofia, il tempo stava correndo via senza che l’istrionico portiere Petkov (beccato dal pubblico per tutta la ripresa) fosse stato fino ad allora impegnato più di tanto, ma la voglia dei ragazzi di Pillon era tale che l’impresa sembrava lì, a portata di mano.
Ci crede il Chievo, ci crede il suo straordinario pubblico che riempie il Bentegodi e dimostra una grande maturità, non reagendo alle provocazioni dei supporter bulgari (rinforzati da ultrà infiltrati del Verona, l’altra squadra cittadina). Ma la carica agonistica e la voglia di Champions non bastano, perchè le assenze di Brighi (frattura allo zigomo, non se la sente di rischiare con una mascherina sul volto), Moro (in panchina), Scurto, D’Anna e Obinna (squalificato 4 mesi) pesano. Non basta neppure il super premio promesso dal presidente Campedelli: un milione e mezzo per i giocatori in caso di qualificazione. Il Levski è un osso duro, capitalizza alla meglio il vantaggio di due reti ottenuto nell’andata e si presenta a Verona col motto: primo non prenderle. Malgrado le promesse alla vigilia del tecnico Stoilov, che minacciava fuoco e fiamme per vincere. I bulgari schierano quattro difensori e cinque centrocampisti, una barriera difficile da superare, mentre davanti il solo Domovchiyski mette in apprensione la linea difensiva dei veneti. Chievo che, per i primi 45’, appare quasi timoroso: Zanchetta non riesce a fare il leader; Semioli non si nota; Pellissier è svagato. Solo Amauri cerca di incidere, ma è troppo poco. Neppure il gol subito schiarisce le idee al Chievo che solo con un colpo di testa di Amauri, al 27’, riesce a rendersi pericoloso. Per il resto, è solo una innocua voglia di fare, senza riuscirci però.
E la ripresa si apre con la botta che sembra svegliare i veneti. Dal limite il francese Bardon azzecca il colpo del ko, un tiro che finisce nell’angolino senza che Sicignano possa arrivarci. Partita finita? Crede di riaprirla Amauri, un minuto dopo, quando su angolo azzecca la testata giusta, ma ancora non basta. E non basta nemmeno il pareggio dello stesso Amauri al 37’, su cross di Luciano: un gol che fa contento solo il pubblico. Perchè i limiti del Chievo sono evidenti: difesa arruffona, centrocampo senza idee, punte spuntate.

E a queste condizioni non si può entrare nell’Europa che conta. Occorre che il ds Sartori torni sul mercato, non solo per vendere Amauri al Palermo o Semioli a Inter o Roma, ma per dare qualità a una squadra che è pur sempre un quartierino d’Europa. In coppa Uefa però.

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