Chavez in campo: «La salviamo noi» E Ferrero ci crede

da Roma

Macché francesi o tedeschi. La salvezza per Alitalia non arriverà da loro né, tantomeno, dagli avidi imprenditori nostrani. L’alternativa all’offerta dei cavalieri bianchi italiani c’è già ed è la rivoluzione socialista bolivariana. Il destino di 20mila lavoratori non dipende da Roberto Colaninno. È piuttosto nelle mani dell’erede del generale e condottiero Simón José Antonio de la Santísima Trinidad Bolívar Palacios Ponte y Blanco. E cioè del presidente venezuelano Ugo Chavez.
Un pezzo di sinistra sindacale e politica ieri ci ha sperato veramente. Una soluzione perfetta, per quanto poco credibile. Bella quanto una fuga dalla realtà, ma spiattellata nero su bianco in un comunicato stampa rilanciato da un autorevole sito internet e poi dall’agenzia Ansa. La compagnia aerea di Caracas, la Aserca airlines, si legge nel documento, «ha intenzione di concorrere alla trattativa privata» per prendersi Alitalia. Intera o a pezzi. Ad eccitare gli animi del fronte del no deve essere stato il seguito: «Con l’aiuto del governo socialista della Repubblica Bolivariana de Venezuela siamo certi che potremo risolvere buona parte dei problemi che colpiscono in questo momento Alitalia e tutti i suoi lavoratori».
La prospettiva di zero esuberi e la sensibilità di Hugo Santoro - questa la firma riportata nella comunicazione - per i problemi di lavoratori con un reddito che in Venezuela è da Nababbi sono risultate sospette a molti. Non al popolo di Internet che ha rilanciato generosamente la notizia, con commenti che vanno dal «ci mancava solo questo» dei dipendenti Alitalia, al «Finalmente!» nei forum girotondini. E nemmeno al segretario di Rifondazione comunista. In serata Paolo Ferrero ha commentato: «Il governo deve mettere Alitalia in condizione di valutare tutte le proposte, compresa quella di Chavez, perché quella di Cai non è soddisfacente».
Tanta l’attesa per una soluzione diversa da quella «berlusconiana» che l’alternativa venezuelana ha subito preso quota. Talmente perfetta l’idea di una compagnia aerea no gobal, magari con piloti e hostess in camicia rossa come Chavez, che nessuno ha sentito il bisogno di chiamare l’ambasciata dello Stato sudamericano. Il personale, preso alla sprovvista quanto i giornalisti italiani, ieri non sapeva niente dell’offerta. Certo, osservavano dei connazionali di Chavez, la Aserca non ha praticamente più rotte internazionali e quelle di Alitalia le farebbero comodo.
Ma la compagnia non sembra avere nessuna voglia di prendersi Alitalia con il suo carico di sindacati ribelli.

Assicurano manager della compagnia raggiunti al telefono: «Non c’è nessun interesse ma ci sono già degli accordi commerciali con Alitalia per quanto riguarda la vendita dei biglietti Roma-Caracas e per i coupon». Troppo poco, dal punto di vista di chi spera di importare la rivoluzione in Italia per via aerea.

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