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Chavez smentisce i suoi ministri e in tv confessa: «Ho il cancro»

Alla fine Chavez è uscito allo scoperto. Ha ammesso la sua malattia e si è smarcato dalle bugie dei suoi assistenti, dal silenzio assoluto imposto da Castro. L’altra sera finalmente il Venezuela lo ha rivisto in tv. Chavez era tornato. Si erano perse le tracce di lui da oltre tre settimane. Era partito per Cuba, lo aspettava un summit. Poi più niente. Per giorni il governo venezuelano aveva tentato il basso profilo, fino a quando il ministro degli Eeteri, Nicolás Maduro aveva affrontato la sparizione raccontando una bugia: «Un piccolo problema di salute» aveva minimizzato il ministro. L’altra sera davanti al microfono il Paese lo ha ritrovato e ha capito subito. Sullo sfondo la bandiera del Paese da un lato e il ritratto del «libertador» Simon Bolivar dall’altro. Magro, troppo magro, quasi come 13 anni, quando nel 1998 prese il potere. Chavez si è presentato con una divisa azzurra e una camicia rossa. La voce un po’ roca ma decisa e ha iniziato. Quindici minuti che la televisione nazionale ha trasmesso in differita. Laggiù Cuba, davanti alla telecamera, con un discorso diverso da tutti gli altri. Niente improvvisazioni, solo un comunicato da leggere: «Ho il cancro, sono stato operato due volte. Sto guarendo. Combatto». Il leader bolivariano, 56 anni racconta e si addentra anche nei dettagli: «Ero qui a Cuba, mi sono sottoposto a degli accertamenti». La battaglia di Chavez va avanti dall’11 giugno. «Hanno scoperto una strana formazione nella regione pelvica che ha reso necessaria un’operazione d'emergenza a causa del rischio di un’estesa infezione». Successivamente sono però «apparsi sospetti sulla presenza di altre formazioni cellulari non individuate fino a quale momento». È stato quindi confermato «un tumore con la presenza di «cellule cancerogene», che ha portato ad «una seconda operazione»: l'intervento - ha puntualizzato Chavez -«ha permesso l'estrazione totale di tale tumore», operazione «importante che non ha avuto complicazioni» e con un decorso «soddisfacente». «Nel frattempo continuo ad essere sottoposto alle cure necessarie per combattere i diversi tipi di cellule riscontrate e proseguire sulla strada di una pronta guarigione». Chavez vuole rasserenare quando parla della Nazione. Lui che sta governando anche da lì, dice: «I militari saranno garanti della Costituzione», ha affermato il capo delle forze armate sottolineando che in Venezuela regna la calma. Intanto nel Paese l’opposizione è già in fermento. Chavez «potrebbe restare fuori dal Venezuela anche per sei mesi», dice il vice presidente venezuelano Elias Jaua.
Dall’altra parte Cuba ha superato la prova del silenzio. Non una parola sulla malattia di Chavez, tutto lasciato top secret, segreto di Stato, così come era già successo per la malattia di Fidel nel 2006. Ora a rompere il silenzio ci ha pensato lui, in modo quasi brutale, quasi a prendere le distanze dal suo entourage che invece aveva tentato di minimizzare.
Il presidente ha più volte ringraziato i medici cubani e Fidel Castro, il quale «mi ha interrogato quasi come un medico, mentre io mi sono confessato quasi come un paziente». È stato l'ex presidente cubano «ad annunciarmi la dura notizia del cancro. Ho iniziato a pregare Gesù e la Vergine affinché mi concedessero la possibilità di parlarvi, non da un sentiero dell'abisso». Non ha concluso come per tutti i suoi discorsi con la formula «Patria, socialismo o muerte», come arrivederci ha solo detto: «Per ora e per sempre. Vivremo e vinceremo. Arrivederci al mio ritorno».
Intanto Granma il giornale ufficiale del partito comunista cubano pubblica in prima pagina foto con Castro e Chavez insieme che passeggiano al parco, parlano e discutono.

Due leader in tuta, affaticati e invecchiati, che tentano entrambi di riprendersi, di resistere.

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