Che bella la festa dell’unità

Che bella la festa dell’unità

(...) con un candidato come Giuseppe Ianni, addirittura un under 35, e anche questo era assolutamente impensabile fino a pochi mesi fa; alla Spezia il profondo rosso è un ricordo; la provincia di Savona sembra destinata ad essere espugnata l’anno prossimo; lo sfregio di Sanremo regalata alla sinistra pare ormai un incidente di percorso pronto per essere sanato e, addirittura, mezza Genova è governata da tre ottimi presidenti di municipio come Aldo Siri, Francesco Carleo e Pasquale Ottonello, mentre la Lega conquista il cuore dei quartieri operai.
Negli anni, noi del Giornale e io personalmente ci siamo presi insulti e rabbia un po’ da tutti nel centrodestra. Per aver denunciato queste cose senza reticenze, ma a volte con toni crudi. Come fanno gli amici quando vedono qualcuno a cui vogliono bene avvicinarsi al burrone e ballare sulla soglia. Ma - visto che se non si difendono le proprie idee o non si vale nulla o non valgono nulla le proprie idee - non ci siamo mossi di una virgola. Respingendo al mittente ogni attacco. E sono felice che tanti di quelli con cui ci siamo scontrati oggi sono alcuni dei nostri migliori amici. Di altri, anche di alcuni che gravitano ancora nell’orbita del centrodestra, magari dopo aver fatto il giro delle sette parrocchie, non mi interessa. «Sempre e per sempre dalla stessa parte, mi troverai» cantava Francesco De Gregori. Lo cantiamo pure noi.
Quindi, dicevo, stavolta è bello vedere remare tutti dalla stessa parte. E il merito, oltre che della leadership indiscussa di Claudio Scajola, è anche della forza del gruppo: di un coordinatore galantuomo come Roberto Cassinelli; di un coordinatore «Politico» come Michele Scandroglio; di un attento tessitore come Pierluigi Vinai; dei ritrovati rapporti interni ad An dove, non dimentichiamolo, fino a pochi mesi fa ci si affrontava a colpi di carte bollate e di denunce. E, se permettete, anche della capacità degli esclusi di fare comunque gioco di squadra: il mio vuole essere un omaggio ad Alessandro Gianmoena, capace di trovarsi fuori dal Parlamento una notte dopo aver festeggiato, ma di non gettare veleni su nessuno; a Raffaella Della Bianca, che ha raccontato benissimo la sua «non disperazione» l’altro giorno su queste pagine; a Gino Morgillo, ormai riserva della Repubblica azzurra; a Renata Oliveri, entrata e uscita dalle liste senza chiedere niente a nessuno, in punta di piedi, come si conviene alle vere signore. Penso a tutti gli altri che hanno lavorato nel silenzio o dietro le quinte, come Cesare Castelbarco, splendido pontiere fra Biasotti e Scajola, uno a cui bisognerà fare un monumento per aver smussato tutti gli angoli e fatto affiorare la stima che c’è sempre stata fra i due e che era oscurata da mestatori. Monumento perchè, grazie al nuovo clima, anche la riconquista della Regione è tutt’altro che un’utopia. Anzi.


E, se permettete, dedico un ultimo pensiero ad Alfredo Biondi. Vederlo in prima fila alle manifestazioni elettorali è quasi una fotografia del clima interno al centrodestra ligure di oggi. Fotografia a fuoco, molto a fuoco.

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