«Che bello battere la Juve sui giornali»

Zoeggeler: «Una gioia leggere più titoli su di me che sui bianconeri. Schumi? Mi assomiglia molto». E con l’oro va sulla tomba di Agnelli

nostro inviato a San Sicario

La notte d’oro di Armin Zoeggeler si è conclusa alle tre e mezzo, dopo una prima festa a Casa Italia al castello del Valentino a Torino e una seconda in quota a San Sicario a casa Fisi dove è tornato per incontrare la stampa prima di scendere la Val Chisone per depositare un cuscino di sempre verdi sulla tomba di Gianni Agnelli nel cimitero di Villar Perosa. E poi brindisi in villa, con John Elkann, vicepresidente Fiat e nipote dell’Avvocato, che stappava Krug, lo champagne preferito del nonno. E ancora, all’ora di cena, la premiazione in piazza Castello: medaglia, inno, applausi e gioia intensa per un’impresa, il secondo titolo consecutivo, a 32 anni compiuti il 4 gennaio, che per alcune settimane ancora, se non qualche mese, si trascinerà una domanda in attesa di risposta: cosa farà Ziggy nei prossimi quattro anni? Pianificherà Vancouver 2010 o si ritira?
«Ora non so proprio cosa dire, devo pensarci bene. Il tedesco Hackl fu secondo nel 2002 a 36 anni, quanti ne avrò io allora, ed era ancora in pista qui (settimo però, ndr), potrei fare come lui, mah».
Una sfida da leggenda: Georg cinque Olimpiadi sul podio e tre ori di fila, ’92-94-98, prima che lei lo superasse...
«È una prospettiva grandissima, non ci sono dubbi, ma proprio per questo devo pensarci bene».
Suona un telefonino, pausa, è Montezemolo che vuole complimentarsi con Armin. Monosillabi («Sì... sì, grazie... va bene, grazie»), poi riprende la conferenza: «Mi ha invitato a Maranello, conosce la mia passione per le auto».
Proverà una Ferrari?
Ride: «Non lo so. In passato, i giornali della mia terra hanno scritto che potevo avere un futuro da pilota di auto, ma non sono mai andato oltre dei giri con una Alfa 3000. Mi piace Schumacher, è uno come me. Entrambi sappiamo focalizzare la concentrazione su cosa davvero serve per arrivare al risultato, tralasciando quello che non serve».
Avrà un futuro da pilota?
«Forse in un’altra vita».
La cosa che più le ha fatto piacere in queste ore?
«Svegliarmi, aprire i giornali e vedere che il mio titolo stava sopra a quello della Juve».
Per arrivare a tanto cosa ha dovuto fare?
«Allenarmi e gareggiare. Gli ultimi mesi sono stati un periodo pesante perché giravo il mondo e a casa sapevo che mia madre Rosa stava sempre peggio. Il giorno che si è spenta, non le ero vicino e questo è stato un dolore nel dolore. Non ringrazierò mai abbastanza il mio gruppo per quanto mi è stato vicino».
Tra Giochi, mondiali, europei, titoli italiani e gare di coppa del mondo lei ha vinto 46 volte, come definirebbe quest’ultima impresa?
«La più difficile della mia vita perché colta su una pista difficile».
Ottenuta grazie a...?
«Alla capacità di controllare tutti i dettagli in cui puoi scomporre una prestazione, quando hai tutto sono controllo non hai paura, paura dell’incidente e nemmeno di perdere».
Prima della quarta e decisiva manche, abbiamo potuto seguire sui monitor la sua concentrazione, un rito.
«Seguo tutto un cerimoniale se così si può dire, mi spoglio di una tuta e mi metto quella da gara e con la mente ripenso al percorso».
Tutti ad ammirarla scendere e tutti a chiedersi quanto è pericoloso il suo sport.
«Pericoloso... L’errore lo possono fare tutti, anche io sbaglio come nel penultimo allenamento, però ora posso dire che forse mi è servito. Però, per favore, scrivete che la mia vita non è solo lo slittino... Non voglio apparire come un orso. L’orso vero è quello che a fine estate ha mangiato 5 pecore a mio padre».
Una curiosità finale: cosa farà adesso?
«Seguirò la gara di doppio (domani, ndr) poi porterò la mia famiglia al mare, dove desiderano loro, se lo meritano».


E in serata, saranno tante anche le domande di John Elkann a villa Agnelli a iniziare dal come mai ha iniziato ad andare in slittino: «Perché dove abitavo da bambino, un maso in alto prima di Merano, sopra Lana, non venivano a spalare la strada dalla neve e così era il solo modo per andare a scuola». Poi John ha chiesto dove conserverà la medaglia d’oro, stupendosi per la risposta: «Sotto al letto? Come mai?». «Perché il mio letto si alza e lì possono stare tutte in ordine». In fondo sono d’oro...

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