Cesena - Cinque gol per dire che il 17 non porta male. E che l’Inter se la passa ancora bene. Il Catania aveva agganciato la sua speranza al numeretto malefico («Chissà non le porti sfortuna»), ma il calcio sa essere ancora più forte di cabala e scaramanzia. Vittoria numero 17 dell’annata da guinness, che poi è l’undicesimo successo esterno nerazzurro ed anche questo fa primato (le era riuscito solo nelle stagioni ’63-’64 e ’88-’89). Vittorie e primati nel silenzio, atmosfera da campionato interregionale, un po’ di strepiti sulle tribune desolate dello stadio di Cesena, Adriano avrà ben sentito quel che gli urlava quel gruppuscolo di tifosi che ormai la partita non divideva più, perché Inter e Catania avevano già segnato tutto quanto potevano. Inter camaleontica, ma pure carro armato: non importa chi gioca, conta come passa sopra gli avversari. Ieri ha messo quasi un tempo per inaugurare il suo festival del gol, ma poi è diventata una macchina da guerra. Anzi è tornata la squadra demolitrice di questo campionato.
Camaleontica perchè, nonostante i problemi di formazione( in mezzo al campo mancavano Vieira, Dacourt, Cambiasso) ha assestato alcuni uomini in ruoli diversi da quelli usuali, ma ne ha cavato un discreto prodotto: prima Maxwell poi Grosso hanno giocato a centrocampo sulla fascia laterale, Solari si è riposizionato dietro le punte, Stankovic si è assestato davanti alla difesa (ieri un palo, contro l’Udinese sarà squalificato), Zanetti è tornato a scorrazzare sulla destra, nel secondo tempo Burdisso si è provato nell’inedito ruolo di centrocampista difensivo davanti alla difesa (un’idea per il futuro, ha detto Mancini), eppure l’Inter ha lentamente mandato a pieni giri i suoi motori, eppoi è rimasta in posizione di volo nonostante un paio di sbadataggini difensive che hanno permesso prima a Spinesi (Julio Cesar chiama la palla, Cordoba la molla e lui si infila tra di loro), poi a Corona (Cordoba dorme e quello ne approfitta), di segnare i due gol del buon ricordo per il Catania.
L’Inter del primo tempo sembrava figlia di quella del finale di partita con il Valencia: affaticata e in difficoltà nel trovar la via del gol. Il Catania ha tenuto botta lavorando soprattutto sulle fasce laterali. La gente di Mancini si è affidata alla lena di Ibrahimovic e Cruz, ha cercato occasioni, è arrivata a raccogliere qualcosa sfruttando l’ultimo affondo dei suoi attaccanti: davanti a Cruz, Stovini ha salvato in corner rischiando l’autogol, Stankovic lo ha battuto, la testa di Samuel si è catapultata sulla palla con la bramosia di un aquilotto. Gioco fatto! Si è capito all’inizio della ripresa quando Solari ha cominciato uno show personale arrivando al gol di forza e d’abilità (14° goleador in campionato), più tardi innescando Ibrahimovic per l’undicesima segnatura personale, scavallando da una parte all’altra del campo con freschezza e personalità. E con lui Cruz, che non si è dato pace finché non ha trovato il gol (una traversa, altre occasioni, il 5-2 servito da un preciso cross di Maicon).
Che la giornata fosse d’oro lo si è intuito vedendo la rete di Grosso, fino allora forse il peggiore in campo della parte nerazzurra: un tiro gol che poteva essere cercato, oppure un cross mal riuscito il tanto per ingannare Pantanelli. Alla fine il Catania ha chiuso in dieci (Spinesi si è fatto espellere), ma poco conta.
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