«Che dalle urne delle regionali rinasca la Superba»

Caro Massimiliano, ormai schiavo delle tue sagaci provocazioni, mi inserisco nel dibattito da te innescato per avventurarmi in una metafora estetizzante e un tantino belle epoque. Genova è come una bella vedova che rifiuta di essere corteggiata e infine amata da nuovi e assai giovani pretendenti. Ancor fascinosa e proustianamente alla ricerca del tempo perduto, somiglia sempre più ad una di quelle dame ritratte da Giovanni Boldini alla fine dell'800, tutte svolazzi e sensualità ma tronfie di sdegno nel cipiglio. I nuovi bellimbusti che portano venti tecnologici, apertura alle generazioni future, connessioni neurali internazionali sono ripudiati a prescindere. Perse le partecipazioni statali, perso il primato portuale, perduti i maitre a penser degli anni d'oro, la vedovella passa il tempo a rimpiangere i consorti defunti, doppiopettati signorotti in brillantina. Eppure non mancano le erotiche pulsioni alla cocotte: volentieri si sbizzarirebbe in ars amandi sulle sue spiagge, con sollucchero sfiorerebbe la pelle del giovane ardimentoso che viene da lontano. Ma non riesce, morale bigotta e natura grottesca le impediscono di lasciarsi andare, di godere della sua elegante femminilità. La soluzione? Zoccolare un poco, fregarsene delle voci e rileggersi quel gran testone umanista dell'Erasmo: un pizzico di follia non ha mai fatto male a nessuno.

Forse in tal modo gli amanti, gli amati e gli amatori correranno ai suoi piedi, il bel mondo cittadino ringiovanirà come d'incanto, lei sorriderà di nuovo alla vita e la favola che fu tornerà a splendere nel golfo di Liguria.

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