È impossibile non ribellarsi alla visione di Io e Beethoven, della regista Agnieszka Holland. Linsultante vicenda che racconta un episodio della vita del genio musicale durante e dopo la gestazione della Nona sinfonia è un condensato di tutti i luoghi comuni riguardanti i grandi del passato, artisti, condottieri, profeti e navigatori. Nessuna traccia dello «Sturm und Drang»(Tempesta e impeto), una sorta di dottrina illuminista che ispirò a lungo il grande Ludwig, che potesse far comprendere agli spettatori la natura del suo percorso artistico. Solo la sordità, come espediente melodrammatico, banalizzato nel comportamento iracondo dellartista. Di pura invenzione il personaggio di Anna Holtz (Diane Kruger), bellissima allieva, che nascosta tra gli orchestrali detta il tempo a Beethoven che può così dirigere lorchestra di cui non percepisce il suono. La sceneggiatura segue le modalità di La ragazza con lorecchino di perla, solo per dimostrare che ogni donna è degna di un genio, escludendo in tal caso che sia vero anche il contrario. Film cripto-femminista che mostra un Beethoven petomane, poco amante delligiene, forse con una vena di omosessualità, e ti pareva.
Quanto a Ed Harris, bravo attore, notoriamente presuntuoso, si può identificare nel protagonista allo stesso modo in cui Brad Pitt può essere un plausibile Giuseppe Garibaldi.IO E BEETHOVEN di Agnieszka Holland (Usa/Ungheria, 2006), con Ed Harris, Diane Kruger. Minuti 105
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