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Che domenica mondiale

«Nell’ultima stagione fecero reclamo contro di me prima di questa gara. E qui a Sepang feci un weekend strepistoso ipotecando il mondiale»

Che domenica mondiale

nostro inviato

a Kuala Lumpur

In nove anni di motomondiale, Valentino Rossi si è arrabbiato per davvero due sole volte. La prima: lo scorso campionato, in Qatar, quando per un reclamo Honda venne retrocesso ultimo al via. La gara dopo, proprio qui in Malesia, umiliò, bastonò, dominò tutto e tutti fin dal venerdì, tanto era furioso. Valentino si è arrabbiato la seconda volta domenica scorsa in Giappone e anche in questo caso c’è di mezzo un reclamo Honda (l’ha accusato di guida pericolosa nell’incidente con Melandri). Reclamo poi bocciato e «meno male – sottolinea il campione – perché vuol dire che c’è ancora gente di buon senso». Caso vuole, dunque, che anche stavolta teatro della rivincita del Fenomeno sarà l’amata Malesia.
Dottor Rossi, di motivi per far bene ne ha: c’è un titolo da conquistare (gli basta un 4° posto nel caso Biaggi vincesse, ndr) e c’è un colpo basso da vendicare. Farà ancora il ragioniere come in Giappone?
«No. Sono qui per vincere. Anche perché fare troppi calcoli, correre da ragioniere insomma, non mi sembra che a Motegi abbia portato bene. Stavolta punto al massimo e senza compromessi».
Perché tanto ottimismo: la pista, la rabbia?
«Questo circuito esalta i piloti veri. Dalla mia ho che l’amo particolarmente, è come essere a casa, ne conosco anche gli aspetti più nascosti e segreti. E poi ci ho già vinto un mondiale e, su tutto, a Sepang è legato il ricordo più bello che ho nelle corse: il primo giorno sulla Yamaha... era lo scorso anno, era gennaio».
Il reclamo Honda, lei sotto processo. Brutta storia.
«Brutta e dimenticata. Lo ripeto: è stato solo un incidente di gara; non stavo attaccando Melandri. Quando gli sono corso vicino e ho visto lo stivale tutto insanguinato, ho avuto paura. Altro che pensare al mondiale».
L’anno scorso, sempre la Honda fece reclamo contro di lei in Qatar costringendola a partire ultimo...
«Sì, e la gara successiva qui a Sepang feci un week-end strepitoso. Lì demolii tutti. In pratica, il mondiale lo ipotecai in Malesia».
A qualcuno del colosso giapponese non va proprio che lei continui a vincere.
«Diciamo a tutti loro».
Per la verità, anche nel paddock cominciano a trovarla troppo grande, troppo forte, troppo ingombrante. In Giappone la Ducati ha conquistato una vittoria storica, eppure tutti a raccontare di Rossi caduto.
«Mi sembra di aver fatto e ottenuto delle cose particolari in questi anni, cose che altri non sono stati in grado di realizzare... Mettiamola così: provino a battermi, a fregarmi, e vedranno che di spazi ce ne saranno anche per loro».
Dottor Rossi, ne ha vinti tanti di mondiali. Dove lo metterà questo?
«Molto in alto: fino ad oggi, e nonostante l’incidente di Motegi, è stato il mio miglior campionato, mio e della Yamaha».
I momenti d’oro del 2005?
«Certamente la vittoria al Mugello. E poi tutte le volte che ho battuto Gibernau».
Il segreto suo e della Yamaha?
«L’amicizia, il tifo. Da quando sono con loro, entrare nel box non è andare a lavorare, bensì incontrare delle persone care, dei fan, dei tifosi».
E dopo questo titolo? Pilota di F1, ricco pensionato, scrittore, missionario...
«Di sicuro un altro anno con la Yamaha, un'altra stagione in cui ripetere i successi di quest’anno. Poi vedremo...».
Che cosa ha detto ai suoi tifosi venuti inutilmente in Giappone?
«Solo: “Ve l’avevo detto, non venite, qui non vinco...”. Invece, loro, testardi...».
Risultato?
«Il fan club torna qui, ma sarà dimezzato».
Mancano soldi?
«No, è che stavolta sono scese in campo mogli e fidanzate: basta andare in giro con Vale, hanno detto.

Meno male che almeno mia mamma viene».

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