Che magie con Bocelli e Springsteen pucciniano

In «We all Love Morricone» i grandi del rock ai piedi del maestro. Il Boss suona in «C’era una volta il West», il tenore canta «Conradiana». Tra le altre star Celine Dion, Deodato e Roger Waters

Che emozione alta e squisita, ascoltare la chitarra di Bruce Springsteen scivolare melodiosa sul flusso lungo dell’orchestra, il tema è quello di C’era una volta il West, sul podio c’è l’autore stesso, Ennio Morricone, e del Boss lascia attoniti il lirismo assoluto, la sensualità densa, il fraseggio quasi pucciniano: tanto la sua sei corde evoca veri portenti di cantabilità, nuovissimi rispetto alle splendide cose che finora sapevamo di Bruce. E poi ecco la voce incantata di Andrea Bocelli, «quella voce melanconica che commuove», la definì Franco Corelli, restituire epos e struggimento a Conradiana, sul podio ancora Morricone come del resto in gran parte di questo We all love Ennio Morricone, diciassette brani del Maestro eseguiti da grandi nomi della musica: del pop, del rock, del jazz, della musica colta com’è negli interessi poliedrici del compositore romano.
Per esempio, il pianoforte effervescente di Herbie Hancock dissemina leccornie jazz in Il buono il brutto il cattivo, tra gli effluvii tropicali evocati dall’arrangiamento di Quincy Jones. Compartecipe pure, quest’ultimo, d’una I knew I loved you ridisegnata, in apertura del disco, da un’estatica Céline Dion. E poi c’è The ecstasy of gold reinventata dai Metallica come un classico hard-rock, con le chitarre invasate, il galoppo impellente del basso e le spiazzanti diversioni ritmiche. E c’è, viceversa, il violoncello elegiaco di Yo-Yo-Ma in un’aurorale Malèna, con l’orchestra - la Roma Sinfonietta - cui il Maestro conferisce trasparenze impressionistiche.
Però mica finisce qui, ché anzi. Per esempio, Dulce Pontes ti incatena il cuore, cantando le parole di Garcia Lorca, musicate è ovvio da Morricone, in La luz prodigiosa, vero concentrato di luce mediterranea e di passione. Né è da meno l’accoppiata brasiliana, invero pirotecnica, di Daniela Mercury e di Eumir Deodato in Conmigo, ma neanche Renée Fleming, in Come sail away, lesina sulle emozioni. Eppoi ecco Roger Waters, il genio dismesso dei Pink Floyd, affiancarsi alla chitarra estroversa di Edward Van Halen in una trasognata Lost boys calling.


E infine lo stesso Morricone, dal podio, partecipa in prima persona all’omaggio dedicatogli, riproponendo tre suoi brani l’ultimo dei quali, un’assorta Cinema Paradiso, conclude appropriatamente un album destinato fin d’ora alla storia.

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