Oggi si festeggia la Befana. E La Repubblica ha giocato d’anticipo. Ha deciso di trastullarsi con il computer e di mettere assieme, di assemblare, tipo ikea del viso, occhi, capelli, zigomi, labbra di varie figure dello spettacolo per definire la donna perfetta, la più bella del reame, con alcuni accenni di strega. Giochino infantile, una volta si usavano le forbici, si ritagliavano le fotografie, si ricorreva allo stesso perverso divertimento, con risultati ridicoli, disastrosi, buffi. Dal collage al collagene il passo è brevissimo, basta solo gonfiare.
Qualche quotidiano sportivo fa lo stesso con i calciatori, assemblando le cosce di Clarence Seedorf, i piedi di Lionel Messi, l’addome tartarugato di Cristiano Ronaldo, ma poi finisce tutto lì, perché in realtà i suddetti bastano e avanzano nelle loro caratteristiche originali.
Ma stavolta, per l’appunto, il quotidiano riempie il vuoto di queste feste, mutua da Monti Mario l’arte del taglio, prende dalla Paltrow il mento, dalla Cole gli occhi, da Kelly Brook il seno e così andando avanti si arriva a un prodotto improbabile, mezzo uomo, mezza donna, mezzo tutto, mezzo niente, una avatar non meglio precisata, comunque da evitare per un week end o una serata di follie, anche a luci spente.
Il fatto è che con il computer tutto è possibile, ma la donna ideale, perfetta, unica, esclusiva no, per favore, perché, proprio così facendo e niente affatto per gioco, qualche bella gioia va dal chirurgo estetico e propone il modello, si fa mettere i piedi in testa, con il pelo sullo stomaco e ne risulta l’abominevole donna del bisturi. E il resto? La sua essenza di femminilità? Il suo profumo? Il suo senso? Il suo respiro? Le sue paturnie? Il pensiero di una carezza che percorre lentamente una pelle vera e non fasulla? Una ruga naturale? Insomma una donna per quello che dalla creazione in poi esiste e resiste, con tutti gli annessi e connessi, questo deve restare, anche se il fascino del gioco ci prende la mano. Accade con il maschio, abbiamo già dato tra bicipiti, occhi di ghiaccio, ondame di zazzere al vento, voci profonde e inquietanti, unendo i puntini, neri, dall’1 al 42 ci scappa da ridere.
Questo è il problema, questo il pericolo e del resto, controllando le fotografie segnaletiche delle varie dive non vedo perché si debba ricorrere alla loro trasformazione, non basta il tocco, vogliono anche il ritocco. Non ci sto, direbbe un vecchio capo di Stato nostrano. Personalmente mi tengo tutto a chilometro zero, senza passaggi, dunque giù le mani da Angelina Jolie, bacio (ehm) la sua bocca con tutto il resto intoccabile appresso. Così come Cheryl Cole, alla quale vogliono togliere gli occhi, direi lo sguardo per evitare immagini horror, ma in verità la ragazza made in England va benissimo come l’ha fatta sua mother. E attenzione a non confondere Kelly Brook, coinvolta in questo trapianto, con Kelly LeBrock, trattasi sempre di roba buona e inglese, ma con le dovute differenze di età e di misure (precauzionali).
L’identikit finale proposto dalla Repubblica conferma comunque la tesi che la donna sa farsi del male, perché certi canotti al posto delle labbra, certi seni che si agitano tumultuosi nel vestito, certi zigomi che sembrano catarifrangenti sono, purtroppo, immagini frequenti tra un galà e l’altro, ex femmine trasformate in tragiche marionette, laddove il logorio della vita moderna, invece di essere affrontato con il Cynar, viene isolato con il botulino senza sapere che, come nel caso del fotomontaggio in questione, l’esito finale può dare istantanee paurose,
non soltanto per gli astanti, ma anche per le stesse protagoniste.Limitandoci al gioco, ribadisco che, visti i risultati, sia il miglior modo per accogliere la Befana. Quella che tutte le feste e le foto si porta via.
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