Sembra proprio che andrà a finire allo stesso modo. Scruta il campo del Comunale di Torino con aria perplessa, Nils Liedholm. Un anno fa la sua Roma ha perso 2-1 all'andata e 2-1 al ritorno dalla Juventus. Va in vantaggio, propone un calcio a tratti scintillante, ma è nulla più che una stridente illusione: poi la Signora la recupera e la risucchia, vincendo. Sta succedendo un'altra volta adesso, il 4 dicembre del 1983, davanti a 62 mila spettatori, molti dei quali - poiché di fede bianconera - si sfregano le mani già pensando allo scudetto.
Eppure il barone l'aveva preparata alquanto bene, al punto da irretire il Trap, Platini e tutti i suoi scudieri. La gara si svela sommamente equilibrata fino almeno alla metà del tempo, ma poi i giallorossi imprimono un'accelerazione che fa sloggiare dal campo i pensieri più tetri. Al minuto sessantadue Bruno Conti aggancia il pallone, solleva lo sguardo e lascia partire una bordata delle sue, un siluro di sinistro rasoterra sul quale Tacconi non può arrivare.
Quando sembra che le cose stiano per volgere al meglio, però, arriva l'inesorabile sentenza del mago venuto dalla Francia: punizione a giro di Platini e buonanotte al vantaggio quando mancano tredici minuti alla fine. La beffa ha un retrogusto tremendo, che diventa ancor più impossibile da deglutire quando, cinque minuti dopo, l'ex Mimmo Penzo mette dentro il classico 2-1 bianconero. Falcao e Cerezo ora si guardano spersi. Poco più in là Di Bartolomei scuote la testa, e così pure Tancredi, che non è riuscito ad evitare il doppio vantaggio.
Il barone affonda le mani nel cappotto e rimugina. Siamo al 77esimo e quel che servirebbe è nulla di diverso da un sussulto che riesca a rimettere i suoi al centro della carreggiata, anche se adesso la mazzata psicologica è di quelle che stenderebbero un capodoglio. I minuti intanto sfilano via tremendamente zelanti, e la sintassi dell'infelicità romanista - quella dei titoli di giornale già pronti per essere stampati - appare quasi impossibile da scansare.
La Roma prova a concedersi il coraggio di tentare, ma tutti gli sforzi di pareggiarla si traducono in un'indelicata tenacia e la Juventus già sente di averla spuntata ancora una volta. C'è però, in campo, chi decide di non ritrarsi di fronte alla tracotanza di un destino alquanto ingrato. Ultimi centoventi secondi. Nela lancia lungo per Bonetti, che la passa a Chierico: palleggia bene, alza lo sguardo e crossa in mezzo. Ecco, congeliamo il tempo al minuto ottantanove.
In area c'è un crocchio di maglie bianconere messe in apprensione dall'ingombrante presenza di Roberto Pruzzo, che sta provando ad impremere il suo nome nel cartellino dei marcatori dal primo minuto. Ha giusto il tempo di intravedere il pallone che si impenna, osservando una traiettoria nobile, arcuata. Si guarda intorno e vede soltanto casacche a strisce. No, pensa, non gli concederebbero mai il lusso di stopparla e girare a rete. Quel che serve è un'intuizione rapida, limpida, letale.
Volta quindi le spalle alla porta, Pruzzo, e decolla verso il terso cielo torinese. La sincronia è impareggiabile. Impatta il pallone magnificamente, issandosi tra i difensori bianconeri, e lo consegna alla storia. La palla schizza verso la porta, Tacconi si allunga, ma non ci arriva. Una rovesciata della speranza che entra e squassa il campionato. D'un tratto il Comunale ha smarrito la voglia di far chiasso. Gli unici che si sentono sono i tifosi giallorossi, mentre la panchina balza in campo, e solo Liedholm riesce a conservare la calma.
Intercettato da Galeazzi sessanta secondi dopo il gol, Pruzzo lo dedica a Carletto Ancelotti, uscito alla mezz'ora per lennesimo infortunio al ginocchio. "Non è stato un caso - dirà sportivamente Platini a fine gara - perché Pruzzo ha cercato il gol dall'inizio. Vedevo male la Juventus dopo il loro gol". Juve che, per la cronaca, a fine anno solleverà comunque lo scudetto. Quel giorno di dicembre, però, la grande bellezza di un gesto atletico fotonico impedisce ai bianconeri di scappare anticipatamente.
Ne diluisce le aspettative, pur senza tradirle. Allunga il film del campionato, salvando la corsa scudetto ancora per un po'. Roma può seguitare a sognare, con buona pace di chi pensava che fosse tutto già finito sotto Natale.