«Sono esterrefatta». Letizia Pini, presidente di Agpd onlus, associazione genitori e persone con la sindrome di down, boccia sonoramente la scelta dei genitori inglesi.
Perché è inorridita?
«La vita non si affronta cambiando lestetica ma rispettando le diversità».
Ma se questa correzione facesse sentire il bambino meglio e meno diverso?
«La diversità non è un problema estetico. A un down serve lintegrazione».
Perché questi genitori hanno fatto una scelta simile?
«Probabilmente perché sono loro a non accettare questa bambina diversa. E correggendole gli occhi si illudono che non sia più down, rinviano il problema e non la aiutano».
Suo figlio che cosa le trasmette?
«Felicità. Si sveglia al mattino e sorride guardando il sole. È sensibile e intelligente. È pieno di voglia di vivere».
I suoi fratelli lo trattano come un bambino diverso?
«Il più grande, di 17 anni, mi ha dato una grossa lezione: quando gli abbiamo annunciato che arrivava un fratellino down, lui ci ha risposto, e allora, che problema cè?».
I problemi quotidiani?
«Questi bambini sono catalogati come persone che non dovevano nascere perché rompono gli schemi sociali prestabiliti. E a volte è molto difficile».
Lei è cattolica?
«Sono cristiana ma non è per questo che ho accettato mio figlio. Ogni bambino nasce come gli pare. E un genitore ha il dovere di accoglierlo per quello che è, senza la presunzione di cambiarlo. Neppure esteticamente».
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