Roma

«Che pasticcio, il pranzo natalizio in casa Gori!»

Alessandro Benvenuti in scena col celebre monologo in cui si divide nei ruoli di dieci commensali. A maggio del prossimo anno l’ultimo atto della celebre saga

Laura Novelli

Lo porta in giro per la penisola da 18 anni e ancora si stupisce di come, a ogni replica, la magia con il pubblico risulti intensa e vitale. Lo recita da sempre così: solo sul palcoscenico, immerso in un nero profondo tagliato da luci e penombre, prodigo di voci, espressioni, inflessioni, toni e timbri che sembrano appartenere a dieci attori diversi. Eppure non mostra il benché minimo segno di cedimento. Anzi, per Alessandro Benvenuti è sempre sorprendente il successo che il suo Benvenuti in casa Gori (il primo monologo sulla saga dei Gori che, scritto insieme con Ugo Chiti, è atteso per questa sera ai Giardini della Filarmonica come titolo di chiusura della rassegna «I solisti del teatro») continua a ottenere in tutta Italia.
«Già sono state fissate le date della tournée della prossima stagione. La longevità di questo lavoro - spiega l’attore - mi stupisce. Ma non penso ci sia qualcosa di misterioso sotto: dipende essenzialmente dalla forza e dalla semplicità del racconto, dei personaggi, della situazione». E c’è da credergli visto che questa pièce agrodolce, tinteggiata d’arguzia e buona dose di cinismo, descrive con scrupolosa veridicità le «disastrose» dinamiche relazionali che si innescano all’interno di una famiglia toscana durante il pranzo di Natale. Dieci commensali si ritrovano intorno al tavolo di Gino e Adele Gori e quel che ne consegue è ben immaginabile. Perché ha a che fare con i sapori autentici della vita. «La freschezza dei Gori, la forza di verità dei loro problemi: sta qui il segreto della loro fortuna. Per me è una scommessa nuova ogni volta che affronto il testo, ma è sempre un immenso piacere recitarlo perché avverto che ha mantenuto il vigore di 18 anni fa».
Certamente si ride. E si ride soprattutto grazie a quella «toscanità» che è una delle caratteristiche precipue del Benvenuti autore, attore e regista. L’intera saga dei Gori rappresenta, d’altronde, un pezzo d’Italia visto attraverso la lingua, la sagacia, la veemenza proprie della terra di Giotto e di Dante. Tanto più che sono stati e sono spesso proprio la Toscana e il suo pubblico a omaggiare la tumultuosa famiglia di conterranei: a novembre, a Castagneto Carducci, Benvenuti riproporrà il secondo episodio della serie, «Ritorno a casa Gori», un lavoro che è diventato anche film nel ’96 e che «ho replicato di meno rispetto a Benvenuti in casa Gori perché - spiega egli stesso - prevede ben 24 personaggi in scena, e fare ventiquattro voci diverse comporta una fatica incredibile».
Questa operazione autunnale prelude poi a un grande evento atteso per maggio 2006, quando cioè «presenteremo al teatro Verdi di Pisa l’intera trilogia, che finalmente si concluderà con l’annunciato Addio Gori, una promessa fatta da anni che ormai sta diventando realtà». Rigorosamente top secret restano però i dettagli relativi al nuovo testo (anche questo scritto insieme con Chiti). Si può anticipare solo che «ci troveremo ai nostri giorni - confessa cautamente l’attore fiorentino - e che alcuni personaggi che erano giovani o bambini nel primo titolo della saga ormai saranno diventati adulti. Compariranno senz’altro la piccola Samantha, Arturino e altre figure simpatiche come Faustino». E se nei primi due momenti della trilogia a fare da sfondo ci pensano un pranzo di Natale e una veglia funebre (quella in onore della povera Adele), in questa nuova commedia-monologo forse vedremo i Gori alle prese con una festa di matrimonio. Ma il «forse» è d’obbligo, perché «sia Chiti sia io siamo ancora indecisi su che direzione prendere. Potremo adottare quella della semplicità e quindi ricreare il clima di una festa qualsiasi, oppure trovare soluzioni nuove, magari cariche di suspence e colpi di scena. In fondo, si tratta di una sfida con noi stessi e con gli spettatori». Ed è indubbio che a Benvenuti le sfide piacciano. Basti pensare, ad esempio, che in questi giorni ha abbandonato teatro, cinema, scrittura e quant’altro per cantare impegnative cover con La Banda Improvvisa, «un gruppo con cui mi trovo benissimo». Basti pensare poi che a fine agosto uscirà l’ultimo film che ha girato come attore, Concorso di colpa di Claudio Fracasso, dove recita accanto all’ex compagno dei Giancattivi Francesco Nuti. E basti pensare che la prossima stagione girerà i palcoscenici italiani con ben otto spettacoli, dividendosi in prove artisticamente e tecnicamente molto diverse l’una dall’altra: «È bello potersi misurare con stili e moduli recitativi lontani tra loro. Ogni forma influenza l’altra. È una situazione di crescita continua». Al di là dei titoli di repertorio (i tre Gori, Nero Cardinale, Atletico Ghiacciaia, Come due gocce d’acqua), lo attendono infatti un Boris Vian diretto da David Iodice e un Cechov con la regia di Federico Tiezzi. Un bel traguardo? «Sì, ma anche di questo progetto posso dire poco. È un grande onore lavorare con Tiezzi, che considero un grande uomo di teatro e ovviamente un grande, grandissimo, toscano».
Info: 06.3242330. Spettacolo alle ore 21.

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