Ma che pasticcioni i padri fondatori dell’America

Quello che resta di te alla fine sono le impressioni che hai fatto alla gente. George per esempio è sempre stato un distrattone. È un secolo che si scorda di restituire un paio di libri che ha preso in prestito dalla biblioteca del quartiere e non è un modo di dire, anzi ad essere pignolini i secoli sarebbero pure due. In base al regolamento della New York City Library, George avrebbe dovuto restituire i pesantissimi «Law of Nations», la legge delle nazioni, e «Common Debates», i dibattiti pubblici, entro e non oltre il 2 novembre del 1789. Altrimenti avrebbe dovuto pagare una penale di 2 pence al giorno. Non lo fece. Uno poi diventa il lavoro che fa: George Washington, George appunto, diventò presidente degli Stati Uniti, il primo della Storia. Ma quei tomi di difficile digestione, che un registro ingiallito trovato in cantina dava in uscita 5 ottobre 1789, non si sa nemmeno dove siano finiti visto che la capitale si trasferì a Filadelfia e poi con il tempo prese il nome definitivo del moroso. Che secondo stime fatte dalla New York Society Library, mantenendo i parametri di allora, dovrebbe pagare di penale per il prestito mai restituito 4.577 dollari al centesimo.
Le persone non sono ciò che dicono ma ciò che fanno. Prendi Thomas Jefferson, presidente degli Stati Uniti numero 3: come autore della Dichiarazione d'Indipendenza, aveva messo nero su bianco che «tutti gli uomini sono creati uguali». Ma quando entrò alla Casa Bianca aveva una decina di schiavi, tra i quali una ragazzina che divenne la sua amante e con la quale ci fece pure un figlio. E ieri, 223º anniversario del 4 luglio 1776, di quel pasticcione di Thomas la Libreria del Congresso, perché c’è sempre un bibliotecario di mezzo, ne ha scoperta un’altra: sulla pergamena della Dichiarazione di Indipendenza americana, madre di tutti i princìpi, gli scappò scritto un regale «sudditi» invece del repubblicano «cittadini». A svelare la gaffe presidenziale è stata l’analisi spettroscopica dell’originale: sotto la parola «citizens» c’era nascosto un «subjects» cancellato, omaggio non si sa quanto distratto, ma di certo imbarazzante, a Sua Maestà Giorgio III. I nemici politici lo consideravano l’Anticristo in persona: «Da quando sono alla Casa Bianca sono diventato la sputacchiera di tutti» si lamentava prima che il suo volto fosse scolpito tra i padri della Patria sul monte Rushmore. L'importante è essere coerenti con il proprio destino, con quello che siamo veramente.
Del resto cos’è un uomo senza la sua grandezza se non un uomo come tutti gli altri? Abramo Lincoln, per esempio, se avesse sposato un’altra donna al posto della stalker che si ritrovò come moglie si sarebbe accontentato di una carriera di avvocato come un Taormina qualsiasi. Mary Todd, detta «Bloody Mary», lo maltrattò per tutta la vita peggio delle maestre del «Cip&Ciop». Fu, l’infelice vita coniugale, un inferno di schiaffoni che Maria la Sanguinaria gli infliggeva quotidianamente, a spingere Abramo il mite a inventarsi scuse continue per allontanarsi di casa, dalle sigarette alla carriera politica fino alla presidenza degli Stati Uniti. Oltre a mettergli le mani addosso, gli tirava le patate, lo inseguiva con la scopa e lo costringeva a dormire sul divano. Oppose a quella vita da perseguitato il legittimo impedimento della Casa Bianca prima che il sudista John Wilkes Booth gli sparasse alla testa quando pensava di essersi finalmente liberato di Mary.

Consola però che la più grande democrazia del mondo, la patria di tutti i sogni, la super potenza onnipotente che incarna lo spirito dei tempi abbia avuto come padre Tafazzi, cioè uno di noi. Giusto o sbagliato questo è anche il mio Paese.

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