Eravamo quasi tutti dalla parte di Pep Guardiola. Il giovanotto catalano ci è simpatico non solo perchè ha frequentato il calcio italiano, con una puntata a Brescia. Ci è simpatico anche perchè nella notte del primo trionfo continentale, a Roma, contro il Manchester ha dedicato il successo a Paolo Maldini, appena uscito di scena e nei giorni precedenti aveva inviato sms a Sacchi e Mazzone. Pep Guardiola ci ha stregati con il suo calcio moderno e geometrico, capace di esaltare lo spettacolo senza perdere di vista il risultato. Non ha avuto bisogno di fisicità per superare le grandi prove. Persino Ibrahimovic è risultato allergico a quel tipo di calcio.
Fino a quando il Barcellona ha dominato la scena e umiliato il Real di Mourinho, Guardiola è riuscito a comunicare in modo imperiale. Neppure una sbavatura, neanche una parola fuori posto: al massimo qualche espressione garbata. Invece dopo la sconfitta in coppa del Re, la scena è cambiata in modo incredibile. Ed è successo che Guardiola ha tirato in ballo gli arbitri, come usava fare dall'alòatra parte il portoghese. Non solo ma l'ha fatto ricordando che l'anno scorso era riuscito a liberarsi del Barcellona, guidando l'Inter, grazie all'arbitro portoghese. Una coincidenza, d'accordo ma che da qualche parte aveva destato anche qualche sospetto.
Mourinho così ha avuto gioco facile. E nel partire in contropiede ha segnalato la contraddizione di Guardiola e di quanti si comportano come lui, cerimonioso con gli arbitri solo quando va tutto a gonfie vele.
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