Laura Novelli
Cè una storia delle donne che attiene ai cambiamenti della civiltà, alle grandi trasformazioni sociali e culturali. Cè una storia delle donne che riguarda, invece, la sfera del quotidiano e della vita domestica. E cè unaltra storia ancora, che ha a che fare con lanima, linteriorità, il pensiero. Nel suo ultimo, godibilissimo, monologo intitolato Una stanza tutta per me. Ovvero: se Shakespeare avesse avuto una sorella, Laura Curino, coautrice insieme con Michela Marelli oltre che trascinante interprete, le sovrappone con sensibile raffinatezza tanto da mettere in campo un lavoro che (in replica attualmente al Piccolo Eliseo) non stentiamo a definire un piccolo gioiello di intelligenza, cultura, ironia, passione civile, fantasia e ottimismo. Merito, innanzitutto, di un testo originale e brioso che, pur ispirandosi al celebre saggio di Virginia Woolf Una stanza tutta per sé (libello del 29 pervaso da accenti polemici e da argute riflessioni sulla condizione femminile), si apre a una scrittura fatta di continui rimandi e di piacevoli invenzioni, dove il citazionismo più colto cede alla satira di costume, la rievocazione storica va a braccetto con la denuncia attuale, la lezione letteraria sposa il ripiegamento lirico, la stravaganza surreale irrompe nella narrazione più aspra e concreta.
Certamente si parla di emancipazione, diritto allistruzione, parità, recriminazioni e lotte quanto mai note. Ma se ne parla con assoluta originalità, con i toni medi di una narrazione mai monocorde, mai noiosa, mai scontata. Cui fa da emblematico sfondo un impianto scenico evocativo e duttile: una piccola camera/pedana di legno circondata da tende apribili e arredata come uno studiolo daltri tempi che ricapitola in sé quel bisogno di mettere in comunicazione luniversale con il particolare che ci è parsa la cifra più incisiva di questo prezioso spettacolo. Cifra del tutto assecondata, inoltre, dalla fluida e ariosa regia della giovane Claudia Sorace.
Cosaltro è, infatti, quel rettangolo pieno di libri e di memoria se non che uno spazio mentale («Il tuo pensiero saldo - scrive la Woolf - è la tua stanza») profumato di libertà e di immaginazione? Cosaltro è se non un foglio bianco votato a riempirsi di infinite visioni e di infiniti mondi possibili? Cosaltro è se non una delle conquiste più importanti che le donne abbiano fatto in seno al loro faticoso percorso di emancipazione? Dentro quel fazzoletto di ricordi e umanità (animato da estrosi intarsi video e da brillanti stacchi musicali) prende forma una Virginia/Curino pensosa, divertente e combattiva che legge - spesso in inglese - brani di Orlando (ben noto romanzo del 28 dove maschile e femminile, non a caso, annullano le distanze fino a coincidere) o che riflette ad alta voce sulle argomentazioni della conferenza in sei capitoli intitolata Women and fiction. Virginia e Cambridge (allepoca aperta solo agli uomini) con il suo loggiato «rassicurante» e il suo sfoggio di apparenze e (falsa) erudizione. Virginia e i primi college femminili del Regno Unito con le loro pietanze «bollite» e lausterità di una reclusione claustrale. Virginia e Omero con i suoi altisonanti versi «maschili» (assai efficace questo improvviso passaggio di registro ottenuto al suono di robusti tamburi). Virginia e la prima guerra mondiale con le sue impetuose percosse alle coscienze. Virginia, infine, e Giuditta: sfortunata sorella di Shakespeare che, geniale più del fratello, rappresenta il simbolo di tutte le donne ancora adesso violate, ghettizzate, sottomesse, imprigionate nei loro ruoli convenzionali.
Repliche fino a domenica 2 aprile. Informazioni allo 06/4882114.