Che strano Dylan Dog: fa ridere, cambia città e si è perso Groucho

Con quel che accade intorno, è acclarato: zombies, vampiri e lupi mannari vivono tra noi. Per questo Dylan Dog fa centro da venticinque anni, da quando Tiziano Sclavi, nel 1986, creò il carismatico detective, che sul biglietto da visita s’è fatto scrivere: «Nessun battito, nessun problema». Cinquantaseimila copie pubblicate in diciassette paesi rendono questo fumetto edito da Sergio Bonelli il secondo comic book più venduto, in Italia, dopo Topolino. Poteva non far gola agli americani tale serialità, dove horror e fantasia stanno in felice equilibrio grazie al detective dell’incubo? Naturalmente no e infatti le statunitensi Hyde Park Films e Platinum Studios tirano giù dalla pagina l’inquilino di Craven Road (Mr. Dog vive e lavora a Londra), per catapultarlo sul grande schermo, dove i fan dylaniati l'aspettano al varco. Il 16 uscirà, infatti, nelle sale Dylan Dog. Il film (nella versione Usa s’intitola Dylan Dog: Dead of Night), che segna un altro punto a favore del made in Italy. Non solo è italiana la squadra dei creativi, che ruota intorno al marchio, ma l’anteprima mondiale dell’horror di Kevin Munroe si svolge nel nostro paese, mentre in America, dove Dylan Dog è ancora poco noto, il lancio è previsto a primavera inoltrata.
«È una grande vittoria», commenta il quartier generale della Moviemax, che va a sfruculiare l’irritabile settore dei fans. I quali potrebbero non gradire la salsa smaccatamente ironica in cui s’immerge stavolta il personaggio, interpretato da Brandon Routh, l’ex-Superman dal fisico muscoloso. Molto diverso dall’attore che, a suo tempo, fu protagonista della versione cinematografica di DellaMorte, DellAmore, ispirata dal fumetto di Sclavi e girata da Michele Soavi (si trattava dell’efebico Rupert Everett), Routh qui non indossa l’iconica camicia rossa sui jeans e la giacca nera di Dylan, ma abiti casual. Del resto, è andato in pensione anticipatamente e - all’inizio del film - ha smesso di fare il detective del mistero... Va da sé che l’inazione non si addice all’eroico antieroe, così, quando gli si presenta Elizabeth (Anita Brier), per pregarlo d’indagare sulla strana morte del padre, Mr.Dog torna in pista. E sulla scena del crimine trova peli di lupo mannaro: qualcosa di soprannaturale sta accadendo.
La città, inoltre, non è la consueta Londra gotica e fascinosa, bensì New Orleans, città del voodoo e campo di battaglia ideale per l’esercito dei Non Morti, pronti a sopraffare gli umani. E se il capo dei lupi mannari porta rispetto a Dylan, Vargas, leader degli zombies, gli darà lotta senza quartiere. E già qui, tra l’ambientazione diversa, con i cimiteri di New Orleans e lo storico Seager Theatre, distrutto dall’uragano Katrina, i bonelliani di ferro potrebbero aver da ridire. È infatti molto british l’atmosfera cinica ed elegante, che usualmente circonda Mr.Dog. Se, poi, ci mettiamo le sue buffe conversazioni all’obitorio con personaggi deformi e una gitarella al supermarket degli zombies, per comprare un braccio di ricambio al suo amico in putrefazione, un’americanata si profila senz’altro. Ma gli sceneggiatori, Thomas Dean Donnelly e Joshua Oppenheimer, dovevano far digerire al pubblico Usa una sopraffina materia tricolore, impastata di umorismo e amare riflessioni filosofiche, così hanno deciso di spingere il pedale comico. Staremo a vedere se quanto Bonelli ha approvato piacerà al pubblico italiano. Tra l’altro, il simpatico sodale del detective, il surreale Groucho col sigaro in bocca, viene surrogato dall’amico Marcus, cioè dal sellerone Sam Huntington, altro attore delle parti di Superman. E qui i fans più duri potrebbero ululare. Ma tant’è: i diritti di sfruttamento dell’immagine di Groucho Marx, negli Usa, costavano una tombola e poi proprio i generi diversi della graphic novel invogliano la mescolanza.


Al Festival Internazionale del Cinema di Roma s’era avuto un assaggio (20 minuti) di Dylan Dog. Il film, ma adesso il mondo parallelo dei «diversamente vivi» planerà nella nostra scena mentale, smagata di suo da una realtà orripilante.

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