Roma Due triumvirati per un unico obiettivo: cambiare la res publica e la sua Costituzione. Nonostante i rispettivi detrattori li accusino di inciucio, Berlusconi, Bossi e Fini nel centrodestra provano a marciare d’intesa con i loro omologhi del centrosinistra, D’Alema, Bersani e Marini. Avviare un serio percorso di riforme costituzionali è una partita dalla quale entrambi i partecipanti possono ottenere importanti e decisivi riconoscimenti.
Il primo triumviro del centrodestra è ovviamente il presidente del Consiglio. Poco prima dell’aggressione, domenica scorsa, era stato lo stesso Berlusconi a ribadire che il governo sarebbe «andato avanti» sulla strada delle riforme. E le attestazioni di solidarietà e di affetto che gli sono giunte dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che gli ha fatto visita al San Raffaele, lo hanno incoraggiato a proseguire su quel cammino.
D’altronde, il rafforzamento dei poteri dell’esecutivo, il superamento del bicameralismo perfetto e la necessità di fermare le derive di un potere giudiziario politicizzato sono da sempre nel programma berlusconiano. E l’appoggio ufficiale del premier alla candidatura di D’Alema a «Mister Pesc» rappresentava una chiara volontà di aprire un canale con l’opposizione.
E a fianco di Berlusconi non può non trovarsi il fedele alleato Umberto Bossi. La Lega Nord non ha mai fatto mistero di essere interessata ad aprire una trattativa sulle riforme con il Pd. Anzi in parecchie occasioni il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, ha evitato scontri frontali con i democratici. Una disponibilità dettata da un lato dall’esigenza di non frenare il percorso di attuazione del federalismo fiscale e dall’altro lato dalla volontà di sondare il terreno per una modifica in senso federale del Senato. Di qui anche la proposta di una convenzione costituente allargata a Comuni, Regioni e Province, organi dove il Pd può contare su una rappresentanza più consistente, autorevole e meno guerrafondaia di quella parlamentare.
Analogamente non va trascurato l’appoggio del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il co-fondatore del Pdl si è ormai trasfigurato in «uomo delle istituzioni» perdendo contatto non solo con Berlusconi ma con la base stessa dell’elettorato del partito. Una presenza determinante al tavolo delle riforme gli consentirebbe di ricucire un rapporto più volte vicino al limite di rottura.
Discorso diverso per i tre triumviri del centrosinistra. L’apertura di D’Alema e l’invito al Pd a «mettersi in gioco» sono parte di una tattica dell’ex ministro degli Esteri per recuperare ruolo e visibilità che la gestione Veltroni-Franceschini gli avevano sottratto. Il neosegretario Bersani, invece, ha l’esigenza di liberare il partito dalla palude antiberlusconiana e di rilanciarne l’azione politica.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.