Paolo Giovanelli
da Milano
Una buona dose, tuttaltro che stramaledetta, e costante negli anni: esattamente il contrario del vecchio slogan di Borsa «tanti, stramaledetti e subito». La partita della quarta tranche Enel (da domani inizia lOpv) si gioca tutta lì: consolidare limmagine di un titolo che gran sfracelli in Borsa non li ha mai fatti, ma che negli ultimi anni è diventato un «passista» dei dividendi. E Piero Gnudi, presidente del gruppo elettrico, è convinto di poter ripetere i risultati dei precedenti collocamenti: «Veniamo da offerte che hanno avuto grande successo - afferma -: le due tranche Enel e Terna. Credo che il risparmiatore abbia bisogno di un porto sicuro con la possibilità di comprare titoli di un settore a basso rischio: Enel è una delle poche azioni che hanno questo privilegio. Non a caso è stata acquistata soprattutto dai fondi esteri che hanno creduto nella sua solidità. Di questi sono 47 i fondi di investimento etici che hanno scelto il nostro titolo. Di risparmio in cerca di impieghi sicuri nel mondo ce nè tanto e anche i collocamenti degli ultimi tempi non sono stati di dimensioni enormi: il road show iniziato a Milano nei giorni scorsi ci ha confermato questa sensazione».
Presidente, i fondi vivono secondo certe logiche e hanno una solidità loro; i risparmiatori, invece, sono appena usciti da unondata di delusioni.
«Non i nostri: Enel è il tipico titolo da cassettisti. Oggi ha 2,5 milioni di azionisti, il numero più alto in Europa. Sul mercato cè posto per tutti, cè unenorme quantità di risparmio: stiamo diventando unalternativa ai titoli di debito pubblico».
Ma negli ultimi mesi proprio il rialzo (o latteso rialzo) degli interessi sul debito ha provocato una certa incertezza in Borsa sulle quotazioni del settore.
«Certo, se i tassi del debito pubblico salgono, diventiamo meno attraenti. Ma noi diamo buoni dividendi reali e stabili sul lungo periodo. E poi anche il debito pubblico può riservare sorprese».
Lei sottolinea la politica dei dividendi, ma le performance del titolo in Borsa potrebbero essere più brillanti.
«Il nostro non è un titolo speculativo perché non fa parte di un settore speculativo. Chi vuole puntare su grandi oscillazioni deve guardare da unaltra parte. La crescita della valorizzazione in Borsa è contenuta nel tempo, ma i dividendi sono costanti: non siamo di sicuro un titolo della new economy, che ha fatto guadagnare alcuni e perdere molti».
Sostenete di essere in grado di mantenere lattuale dividendo, e anche di aumentarlo, senza le operazioni straordinarie che hanno caratterizzato il gruppo in questi ultimi anni.
«Sì, perché abbiamo una strategia che ce lo può permettere, abbiamo fatto pulizia nelle nostre attività, ci siamo concentrati sul core business di elettricità e gas, in Italia e allestero. Nel nostro Paese abbiamo investito molto nelle centrali, migliorando nellefficienza per arrivare a costi di produzione più ridotti. E ora stiamo investendo nellEst europeo».
A proposito di Est, sta diventando un vero terreno di caccia.
«Abbiamo fatto una significativa acquisizione in Slovacchia, altre in Romania e Bulgaria. Abbiamo anche uninteressante presenza in Russia. Quando alcuni anni fa è iniziato il processo di apertura alla concorrenza sul mercato italiano, abbiamo dovuto cedere 15mila megawatt di centrali, poi in giro per il mondo ne abbiamo comprati 11mila, ci siamo avvicinati alla situazione di partenza e non ci fermeremo qui».
A livello internazionale, e non solo italiano, però, abbiamo visto risparmiatori scottati da imprese che sembravano avere bilanci eccellenti.
«Abbiamo impostato da tempo una politica di governance che ci mette al riparo da sorprese sgradevoli.
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