Chi sa parlare alla gente

Che cosa è per Casini il «populismo», parola oscura con cui egli censura l’appello di Berlusconi a piazza San Babila? Quando un leader chiama un popolo a raccogliersi attorno a lui per affrontare una situazione di crisi delle istituzioni - come ha fatto Berlusconi nel 1994 e come fa oggi nel 2007 - compie un gesto antidemocratico? L’Italia si trovò, nel 1994, di fronte al caso straordinario di un uomo il quale, dopo che Mani Pulite aveva delegittimato tutti i partiti democratici di centro, riuscì a convincere un popolo, privato dei suoi partiti, ad essere il soggetto della sovranità e della democrazia in nome del valore civilmente assoluto della libertà. È questo un gesto populista?
Casini descrive l’Italia come un Paese in via di precipitosa caduta nella graduatoria delle economie mondiali, e di questo accusa il governo Prodi giustamente. Gli elettori non hanno scelto una maggioranza in cui la sinistra massimalista rappresenti l’orizzonte più alto di riferimento, capace di condizionare tutti gli atti di governo. Non hanno scelto un governo che rende incerto il diritto dei cittadini alla sicurezza, svuota la cittadinanza, proclama l’Italia terra aperta all’immigrazione dall’Africa e dall’Asia, reagisce alla crisi di consenso compiendo un atto di discriminazione etnica contro i rom, tende a controllare con il suo potere tutti gli spazi politici, economici e sociali soggetti all’influenza pubblica.
Il popolo sente che viviamo la crisi dello Stato; Berlusconi lo dice e, per questo, ha il consenso del popolo. Casini ha la sua cultura democristiana, per cui il soggetto della democrazia sono i partiti e non il corpo elettorale. Eppure proprio all’interno della Dc partì, con Mario Segni, il movimento per il maggioritario. Ricordo che ad Assago, nel 1991, il mio caro amico Franco Maria Malfatti, al vertice della Dc, mi disse di approvare Segni in chiave antisocialista. Il maggioritario nasce dalla Dc; era l’accordo tra Occhetto e Martinazzoli per liquidare la Dc moderata di cui Casini, originario della corrente di Bisaglia - misteriosamente scomparso - era un esponente. Casini si affrettò allora ad accettare la ciambella di salvataggio offerta da Forza Italia, che salvò appunto i moderati della Dc. È, l’appello del «Caimano», un atto populista?
Non creda, presidente Casini, che il popolo, evocato da Silvio Berlusconi, vada in vacanza solo perché torna la proporzionale alla tedesca. Lei sa bene, giustamente, che la Cosa bianca non si può più fare, e non può esserlo neanche l’Udc.
La Chiesa si è liberata dell’unità politica dei cattolici attorno alla Dc, come si è liberata del potere temporale: furono ambedue drammi reali, ma la Chiesa oggi guarda al mondo e non alla politica italiana, non vuole partiti cattolici e Pezzotta ansima invano.
Con coerenza - gliene do atto - lei ha scelto di stare nel centrodestra; e, anzi, il Casini del dopo-Casa delle libertà attacca la sinistra come tale e non si limita a criticare il governo Prodi. Lei ha capito che i partiti hanno creato l’alternativa di destra e sinistra; che non a caso l’antipolitica nasce a sinistra e, nella destra, si comincia ad avere timore per la libertà.

Del resto, quando si parla di «populismo», cioè dell’appello di un uomo a un popolo, bisogna ricordare Lech Walesa e Solidarnosc in Polonia, Yushchenko e l’Ucraina arancione, la Georgia di Saakashvili. Non usi una parola che è usata a sinistra per definire Berlusconi come cripto-fascismo. Berlusconi è la voce della libertà.
Gianni Baget Bozzo
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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