CHI SBAGLIA ADESSO PAGA

Segnatevi questo nome, Caterina Petruzzi. Tenetevelo a mente, perché fra qualche anno forse la storia passerà anche attraverso la figura di questa distinta burocrate del ministero della Pubblica istruzione, la donna che ha chiesto agli studenti di tutte le maturità d’Italia, di discutere un tema sulla «figura della donna», a partire da una poesia di Montale che in realtà parlava di un ballerino russo.
Segnatevi il nome, e ricordatevi la sua storia, perché oggi qualcuno si chiede se abbia fatto bene il ministro Mariastella Gelmini a rimuoverla. Mentre domani, nell’Italia che sogniamo, si potrebbe dire: «È stata lei la prima». La prima, cioè, ad aprire l’era della responsabilità, all’insegna della regoletta aurea che chi sbaglia paga: lo spieghiamo ai nostri figli negli asili, ma fino a ieri questo principio non lo applicavamo mai nelle nostre istituzioni. Chi scrive, ovviamente, non ha nulla contro questa signora. Non solo: la sua rimozione, dato che si trattava di una funzionaria già in pensione, non ha il senso feroce dell’accanimento o della rappresaglia, ma solo quello educativo del provvedimento simbolico. Non le toglieremo il pane, alla signora Petruzzi, ma la useremo per spiegare agli studenti che il rigore si può chiedere solo se lo si applica su se stessi. Il che in Italia è a dir poco eversivo, visto che i nostri governi ci hanno abituato da sempre all’idea che nessuno è mai responsabile delle decisioni che si prendono. Così il ministro Brunetta vola nei sondaggi perché ha il coraggio di dire che nella pubblica amministrazione i fannulloni vanno puniti e i laboriosi vanno premiati. Lo ha messo nero su bianco con il principio «chi rompe paga», inserito nel pacchetto di norme che porta la sua firma. In sostanza chi per incompetenza o inefficienza causa gravi danni al lavoro del suo ufficio può finire in cassa integrazione. Oppure licenziato.
E ha ragione anche la Lega a dire che il principio di responsabilità andrebbe applicato anche alle amministrazioni che hanno sommerso le città di rifiuti, e ai comuni che hanno fatto montagne di debiti. Sì, è vero: principio di responsabilità e pene per chi non le applica. Solo che nel precedente Parlamento, un governo, quello di Prodi, si è suicidato, proprio perché tutti affermavano solo le proprie ragioni, senza farsi mai carico del costo delle scelte. Ha ragione, dunque, la Lega, sulla solidarietà fiscale. A patto che si renda conto che in politica il principio di responsabilità comporta il sostegno alla maggioranza. Sempre. Senza esitazioni.

Ieri per due volte i «lumbard» hanno votato contro: il governo è andato sotto. Il capogruppo Cota ha spiegato che si è trattato di un errore. Ma l’era dell’irresponsabilità è finita con la signora Petruzzi: anche chi sta in Parlamento se ne dovrebbe ricordare.

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