(...) spero di essere smentito a fine campionato, visto che non ci tengo ad iscrivermi al partito sempre troppo affollato di quelli che «io lavevo detto».
Ma esaltarci adesso significa dar ragione a tutti quelli che si stupiscono, dar ragione a chi si sorprende se il Genoa gioca bene, dar ragione a chi ha sempre detto che la serie A è unaltra cosa, dar ragione a chi ripete che il Genoa gioca col cuore e tutti gli altri con la tecnica sopraffina. Se la partita di domenica, o quella di Napoli, o ancora prima quella con lUdinese fosse accidentalmente andata come quella col Livorno saremmo qui ad ascoltare le solite pappardelle di quelli che sanno tutto di calcio e che, davanti allo stesso Genoa, avrebbero vaticinato tremende sciagure. Ma appunto, questo ci può stare da parte di chi conosce il Genoa per sentito dire, o per i tre minuti di immagini in tv la domenica sera ogni tanto.
Piuttosto, se uneccezione si può fare, capisco un ragazzo di diciottanni che in prima asilo era andato con la maglietta di Skhuravy, fiero di aver battuto la Juve e di essere in Europa, ma che già se lera sentita menare dal «cuginetto» che aveva vinto il suo scudetto. E che da allora non ha mai smesso di sentirsela menare: lui sì, ha ragione. Oggi, domani e per tre-settimane-tre come minimo, vada a cercare i «cuginetti» dellasilo. Lui ne ha diritto.
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