Guardare e toccare, per sentire il lavoro artigianale, architettonico o ingegneristico, i particolari e le texture dei materiali. È il tatto il senso che determina e conferma l'acquisto: dopo aver guardato un prodotto ed essere stati attratti dalle sue forme e dal suo colore abbiamo sempre la necessità di toccarlo, prima di farci conquistare definitivamente. Ikea e Apple hanno fatto del marketing sensoriale tattile la loro arma vincente. Nei concept store dell'azienda di Cupertino i consumatori possono toccare con mano quelle creazioni dal design impeccabile e piacevoli da accarezzare, come l'iPhone SE, dalla finitura satinata del guscio in alluminio microsabbiato, o come il nuovo MacBook, più sottile, leggero e compatto, in argento, grigio siderale, oro e oro rosa. Sul MacBook debutta anche un modo nuovo di usare il trackpad, che risponde al tocco con un feedback tattile, una vibrazione che fa sentire sotto le dita quello che si vede sullo schermo. Lo slogan è: «Tu e il tuo Mac vi capirete con un dito». Tutti preferiamo sfiorare materiali flessibili e soffici, superfici lisce, vellutate e tiepide dalle forme tondeggianti. La motivazione? La natura ci ha abituati a queste sensazioni nel ventre materno. Il marketing tattile, però, non riguarda solo l'arredamento o la tecnologia touch-screen, ma anche il mondo dei libri e delle riviste, che si devono sfogliare piacevolmente senza doversi leccare le dita, e della cucina, con la rinascita del finger food, un modo di cogliere l'anima dei cibi e una forma sublime dell'arte della comunicazione. Un esempio? Durante i banchetti imperiali romani si mangiava sdraiati, appoggiando il gomito sinistro e spiluccando con la mano destra, una posizione che permetteva di ingerire una quantità maggiore di cibo e consentiva ai convitati, sazi oltre misura, di assopirsi tra una portata e l'altra.
Il tatto è utilizzato dai consumatori per valutare le caratteristiche del prodotto, che si tratti di un tablet, di uno smartphone, del volante di un'automobile, di un divano, dell'effetto dell'ammorbidente sui capi in lana o di una tavoletta di cioccolato. Ebbene sì, per provarne l'autenticità sfioratela con i polpastrelli e con le labbra per valutarne la scorrevolezza o la granulosità; un buon cioccolato non deve essere appiccicoso.MTiz
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