Dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia di questanno, Sandro Chia approda a Roma con una mostra con oltre 60 opere. Una personale che ripercorre, in maniera trasversale e non cronologica, la vita artistica di questo pittore, dai primordi alladesione alla Transavanguardia, fino alle ultime espressioni. Non si tratta certo di bella pittura, nel senso antico del termine. «So che non potrò mai realizzare un capolavoro come quelli del Beato Angelico» è solito dire lo stesso Chia. La sua è una pittura «di colui che non sa dipingere» (altra sua frequente espressione). Inoltre quella di Chia non è semplice pittura ma meta-pittura. Ciò che restituisce però vigore e importanza alle opere di Chia è la potenza della sua parola, dellartista in quanto uomo, con la sua esperienza, i suoi trascorsi, le sue letture, i suoi racconti. Si diverte Chia nel catalogo, e nelle didascalie delle opere in mostra a raccontare aneddoti del quadro, o della figura rappresentata. Le opere, attraverso le parole dello stesso artista, diventano più facili da comprendere, più vicine allo spettatore. La pittura è unarte nobile, così è scritto nel sottotitolo della mostra, e a questa parola Chia ci tiene, la sostiene, perché è importante. E in maniera nobile deve essere fruita. La Galleria nazionale darte moderna dedica allartista due grandi sale; in quella centrale, oltre a una scultura, grandi quadri nei quali le figure sono gigantesche, e le forme somigliano a quelle di Rubens, così morbide e sensuali; figure mitologiche, ritratti di amici, omaggi iconografici a grandi temi della storia dellarte.
Nella seconda sala invece tutto sempre rivisitato in chiave divertita, lasciando da parte la seriosità di grandi temi a favore di fraseggi di pennello più allegri. «Sandro Chia. Della pittura, popolare e mobilissima arte». Gnam, viale delle Belle Arti, 131. Fino al 28 febbraio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.