Allora, Chiambretti, come le sembra questa estate?
«Indipendentemente dalla temperatura è un’estate tiepida. Al di là delle discussioni sulla scissione del Pdl o il voto anticipato magari con il televoto, è un’estate che viaggia come le altre: vip, topless, Formentera, Montecarlo».
Qualcuno l’ha definita l’estate calippa? Da un calippo e ’na biira...
«È l’espressione più tribale che la realtà ci ha proposto. Superiore al più strepitoso Verdone e al più improbabile Grande fratello. Quando la realtà esplode, supera in selvaggeria, come direbbe Angelo Guglielmi, anche il peggio e il meglio della televisione. Il peggio diventa meglio e il meglio diventa peggio».
Estate ruffiana. Si riparla di terzo polo...
«Dopo la prima e seconda Repubblica è arrivata la Repubblica primordiale. Doppiata la boa siamo tornati da dove eravamo partiti. Una certa politica si ripropone sempre, come la peperonata».
Estate stupefacente. Che idea si è fatto dell’inchiesta sui locali della cocaina?
«Un gran polverone. Nulla di nuovo sotto il cielo della rivoluzione dei costumi».
Sotto il cielo di Mediaset invece c’è un promo con Berlusconi alias Fidel Castro e Confalonieri in tenuta cubana. Oltre a lei in versione Che Guevara...
«Abbiamo portato fortuna a Fidel Castro con quello spot perché è bastato vestirlo da Berlusconi e dopo quattro anni è risorto».
È anche l’estate del mattone. I Tulliani...
«Sono partite denunce, diffide, querele: non si sa bene dove sia la verità e dove sia la tassa patrimoniale. Fini da presidente della Camera rischia di diventare il presidente di due camere e tinello. Questa vicenda mostra soprattutto un fatto che piacerà alle donne: l’amore è senza (con)Fini. La dimostrazione di questa storia è che tutti hanno scheletri nell’armadio, ma qui abbiamo scoperto un armadio in uno scheletro».
E l’estate di Chiambretti com’è?
«Un’estate al mare, come Giuni Russo. Come un programma di Raiuno, d’estate vado ovunque, basta che ci sia una targa. Fare il turista è diventato un lavoro. Dopo un mese di vacanza, finalmente si torna a lavorare. Questa è la cosa migliore».
La sua giornata tipo?
«Lettura dei giornali anche quelli di tre giorni prima, tanto sono tutti uguali. Cerco di capire come funziona il digitale terrestre, sei ore al giorno. Chiavette, parabole, biscotti, sedici noni, tre quarti, i preferiti, gli oscurati... Un casino. Molto meglio tornare a lavorare».
Ma lei Chiambretti va sempre di corsa...
«Specialmente di sera, alle 19,30, al Lingotto. Anzi, facciamo presto perché devo andare».
Corre dove correvano le macchine...
«Sì, però consumo meno di una Panda. Faccio quattro chilometri e mezzo in trenta minuti, ma bevo mezzo litro ogni due chilometri. Più corro e più immagino... La scenografia, la musica, la scaletta del programma. È una corsa fai da te, ma certi mal di testa...».
Quindi la sua vacanza è sempre lavoro...
«Il mio programma è fatto di osservazione della realtà: una musica, una faccia, un fatto che leggo sul giornale... Ogni giorno mi annoto qualcosa che poi rielaboro. In vacanza ci mando il mio Avatar».
Com’è stata l’esperienza di Chiambrettopoli?
«La radio è stata un’esperienza meravigliosa: poter andare in studio completamente nudo».
Deluso dall’Italia di Lippi?
«Poteva andare meglio. Come campagna d’Africa forse neanche il Duce ha fatto peggio».
New entry per il «Chiambretti Night» di Canale 5?
«Una delle new entry sarà Tassinari che viene dalla Pupa e il secchione e ha un q.i. molto elevato. Sarà il nostro Mannheimer, anche se il suo curriculum lo porterebbe lontano da un night. Però lui imparerà da noi e noi da lui: lui ci dà i numeri e noi il resto».
Bilancio dopo due anni in Mediaset: dalla conferenza stampa al Circolo Arci-Bellezza ne è passata di acqua...
«Siamo partiti con il piede giusto. La strana coppia Piero e Piersilvio, ovvero Pier&Piersilvio, ha vinto la sua scommessa: lui ci credeva, io anche. Ho avuto carta bianca. Il programma è tra i più graditi della produzione di Italia Uno. A Formentera non c’era uno, da 12 anni al nonno, che non mi risparmiasse la foto ricordo. Italia 1 è stata strategica, speriamo che lo sia anche Canale 5».
Ha seguito l’inizio di Mentana a La7? L’ha fatta pensare?
«Mi sembra partito molto bene. Sta confermando di essere un cavallo di razza. Anche se io sono solo un pony di razza, a La7 ci sono stato quattro anni, dopo una lunga militanza in Rai. La7 è una piccola tv dove si può lavorare bene: i migliori ci sono passati tutti, prima o dopo. Meglio prima».
Un personaggio, uno scrittore, un giornalista cui darebbe la palma dell’estate?
«Il calcio scritto batte il calcio parlato uno a zero. Romagnoli, Damascelli, Ansaldo più efficaci e competenti dei parlatori di Rai e Sky. Mentre bevo un tè sotto la doccia, vorrei tanto sentire le telecronache parallele di Bagni e Caressa: uno spettacolo anche senza le partite».
Torniamo alla sua estate: letture estive?
«Soprattutto libri sul cinema, biografie di registi, backstage, curiosità, la vita di Kubrick, Woody Allen, tutti spunti per la mia tv. E poi, con un po’ di determinazione, cercherò di leggere il vincitore del Premio Strega, l’ultimo bestseller di Pennacchi».
Ha visto gli U2 a Torino?
«No, sono arrivato in ritardo, però loro sono venuti da me, a mangiare al ristorante. Bono ha tanta fame di successi, ma anche di agnolotti».
La Canalis dopo un anno con Clooney dice che gli italiani sono invidiosi e non le perdonano di essere felice...
«Certo, vorremmo stare noi con la Canalis...».
Un personaggio che vorrebbe nella sua trasmissione, magari alla prima puntata: Santoro, Belen, Saviano,
Grillo...«Nomi difficili e comunque già molto esposti. Vorrei Totti per parlare dell’Unità d’Italia».
E far contenti i leghisti...
«Sono già contenti per Fini. Fine».
(2.continua)
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