Luciano Gulli
nostro inviato a Torino
In certi casi, essere un po filosofi aiuta. Rocco Buttiglione, per esempio. Poiché tutti lo danno per sconfitto, lui, candidato della Cdl, ostenta la serenità dei forti. Atarassia, la chiamavano i suoi colleghi delle scuole post aristoteliche. Fai quel che devi fare, al meglio delle tue possibilità. E poi disponiti allattesa dei risultati con animo imperturbabile. Lui, quel che andava fatto lha fatto con lo scrupoloso fervore del gentiluomo della politica prestato alla bagarre elettorale: rispetto molto british per lavversario; chiamata a raccolta della borghesia cattolica e moderata; toni pacati e lezioni da cattedratico agli alleati che invece di disporsi spalla a spalla sulla prima linea di combattimento si sono comportati come i polli di Renzo. Ma in ogni occasione, senza rinunciare allo stile un po snob e un po démodé che lo contraddistingue. Lo hanno visto in discoteca e al Cottolengo; ai mercati rionali e alla Fiera del Libro. Stretti daltronde erano i tempi della partita; infausti i pronostici per un candidato scelto in extremis; e senza slanci eccessivi, comè nel carattere della città, lappoggio degli alleati. Lui ha risposto alla sfida sfoderando quellaplomb salottiero e garbato che tanto piace ai torinesi, che nel non torinese Buttiglione allinizio avevano visto un estraneo da tenere a distanza.
Sicché, nella giornata in cui Sergio Chiamparino, sindaco uscente dellUnione e gran favorito a queste amministrative si augura che non tocchi a lui la sorte del Torino calcio, «condannato» ai playoff, Buttiglione può disporsi allattesa con lanimo lieto di chi, comunque vada, non lascerà la città che gli ha tributato tanti consensi. Sobria, se non addirittura sotto tono, la campagna di Chiamparino, impegnato fino allultimo giorno nel suo lavoro di sindaco e attento solo a martellare nella testa dei suoi concittadini quel che di buono (Olimpiadi invernali juvantes) la sua amministrazione ha saputo fare. Sicché, non fosse stato per la bruciante polemica innescata dal segretario regionale di Rifondazione comunista, Alberto Deambrogio, a proposito di immigrazione, Chiamparino e i suoi alleati di lista sarebbero arrivati al voto con la stessa scioltezza di un Cesare in Gallia.
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