Roma

Chiare, fresche gustose acque Il piacere minerale

Viaggio tra le principali fonti nei dintorni della Capitale che sin dai tempi dell’Impero danno da bere a tutto il mondo

Chiara Cirillo

In tutta Italia siamo noi romani quelli con più sorgenti d’acqua millenarie. Del resto, con la Roma degli imperatori all’epoca servita da ben undici acquedotti come poteva essere altrimenti?
Scopriamo allora da vicino quattro delle più note e importanti sorgenti dell’acqua di Roma con annessi stabilimenti che funzionano a pieno regime, soddisfacendo - senza esagerazioni - il mondo intero. Acque da bere in qualsiasi momento della giornata o da utilizzare quotidianamente sulla nostra tavola, queste bottiglie acquistano una valenza speciale «se sapientemente abbinate», esaltando il piacere del palato. Così non sorprendiamoci se in molti ristoranti compare oggi una carta delle acque. E già, dopo il vino anche l’acqua rivendica la sua importanza nel pasto e c’è anche qualcuno che azzarda di cambiarla a seconda delle portate: ma di questo parleremo la prossima settimana con esperti e voci autorevoli.
Oggi scopriamo le fonti di Roma: l’Egeria sull’Appia, la Claudia nei pressi di Anguillara, la Nepi nel Viterbese e infine la Fiuggi in Ciociaria. Quattro sorgenti con storie che rasentano la leggenda. Come la fonte Egeria, totalmente immersa in una delle zone più verdi di Roma, è continuamente visitata da curiosi e fedelissimi cultori dell’acqua sacra. A pochi passi di distanza l’uno dall’altro troviamo due scenari completamente diversi, apparentemente lontani: le rovine romane delle fonti sacre ad Egeria, anticamente considerata la musa ispiratrice di Numa Pompilio e le tecnologie moderne di imbottigliamento che ad un ritmo incessante preparano le spedizioni dell’acqua.
Nota in passato come «acqua degli dei» perché ritenuta un dono di Giove, l'acqua minerale Claudia sgorga ancora oggi da una sorgente vicino ad Anguillara. Per valorizzarla, i romani intorno al I secolo a.C. costruirono un importante complesso idrico (ad oggi visitabile su prenotazione) frequentato da imperatori e grandi estimatori dell'acqua. Ottima da accompagnare ai cibi della cucina tipica di Roma e Lazio, quest’acqua dalla naturale effervescenza ben si abbina ai piaceri della buona tavola. Nei pressi dello stabilimento vicino al fiume Arrone cercate le cannelle della fonte comunale dove potete riempire le bottiglie e trovare i resti di un mulino di epoca medioevale.
Spostiamoci ora nel viterbese e precisamente a Nepi, il cui nome secondo una leggenda deriverebbe da «nepa», che in etrusco vuol dire proprio acqua. Lo stabilimento di quest’acqua minerale, situato lungo la Via Amerina, sorge nei pressi di Ponte Romano, poco distante da quelle che furono le terme dei Gracchi, di cui sono stati rinvenuti numerosi reperti. Le acque, magnesiache e sulfuree, sono particolarmente indicate per la cura delle affezioni dell’apparato digerente e della pelle.
A sud di Roma, nel Frusinate, una piccola sorgente d’acqua attirò già nel Medioevo le attenzioni di importanti personaggi. È l’acqua di Fiuggi, nota ancor oggi come miracolosa per la sua capacita di curare la calcolosi renale. Capacità che conserva immutata. Fiuggi, infatti, sorge in mezzo ad una formazione tufacea caratterizzata da un’alternanza di strati attraverso i quali l’acqua filtra e si depura, acquisendo le sue proprietà curative.
Ma un po’ tutte le acque minerali made in Italy sono ai vertici del mercato mondiale con 287 marchi: tanto che è nata un’associazione di degustatori di acque: l’Adam (Associazione degustatori acque minerali) fondata nel 2002 da cultori della buona cucina, supportati da uno staff di medici, nutrizionisti, geologi e chimici, tutti profondi conoscitori delle differenze tra le sorgenti di acque minerali.

Insomma: sembra proprio che non basti più scegliere tra liscia o gassata, così come tra i vini non ha più senso optare semplicemente tra bianco o rosso: lunedì prossimo parleremo più da vicino della nuova concezione del bere acqua.

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