Diego Pistacchi
Premessa: si parte dall’articolo che dovrebbe uscire domani. «Quanto scritto dal Giornale è solo una strumentalizzazione politica». La frase è già pronta e virgolettata, basta trovare, pescando casualmente a sinistra, chi vorrà farla propria a proposito del contenuto dell’articolo di oggi. Perché c’è da parlare dei martiri di Nassirya, e per esteso, anche dei due di Kabul, degli eroi italiani uccisi tre anni fa e di quelli caduti nei giorni scorsi. E c’è da registrare il comportamento della sinistra, anche ligure, anche genovese, di fronte a queste tragedie. Se nelle manifestazioni elettorali e non, si canta quello che si scrive sui muri (10, 100, 1000 Nassirya) la brava stampa deve fare finta di niente o dire che la sinistra emargina quelle mele marce e si limita solo a far eleggere in Parlamento i loro rappresentanti. Se quei rappresentanti ridono e scherzano ai funerali dei caduti, chi pubblica la foto, strumentalizza un ghigno innocente e per nulla irrisorio. Stavolta c’è da scrivere di come la sinistra, da queste parti, onora i caduti italiani. Cosa si sia detto e fatto a Genova per non dedicare una via a Fabrizio Quattrocchi, medaglia d’oro al valori civile, è purtroppo risaputo. Nel consiglio comunale c’era stato anche chi si era lamentato non capendo perché si volesse onorare il genovese Quattrocchi e non Nicola Calipari che era morto per salvare Giuliana Sgrena. Ma, neppure incidentalmente, aveva poi provare a proporre una minima iniziativa per dedicare anche a Calipari una strada.
Ai martiri di Nassirya, quelli del 2003, Genova invece aveva stabilito di dedicare qualcosa. Il Comune mica si era limitato allo scontato e poco impegnativo minuto di silenzio. Aveva scelto il simbolo della pace e del silenzio, un parco pubblico. Poi però quel parco, la Vetta di Pegli, è sempre rimasto un mucchio di sterpaglie abbandonate, senza neppure una targa che ricordi il sacrificio degli eroici carabinieri e soldati uccisi, tra i quali anche alcuni liguri.
E l’esempio della sinistra genovese, almeno di quella parte che sui comunicati sta con i familiari delle vittime e nel cuore ride ai funerali, nei fatti viene seguito da Chiavari. Che una via ai martiri di Nassirya l’avrebbe anche dedicata, ma che poi l’ha lasciata chiusa in un cassetto dell’ufficio toponomastica. Il 3 febbraio 2004 infatti, il consiglio comunale della città del Tigullio, aveva ricordato le vittime italiane e aveva approvato all’unanimità un ordine del giorno col quale si dava mandato al sindaco Sergio Poggi di proporre l’intitolazione di un luogo pubblico ai Caduti di Nassirya. «L’iter era proseguito - conferma Giancluca Ratto, coordinatore di Forza Italia a Chiavari -. Prima la comissione consultiva per la revisione della toponomastica e poi il 6 settembre 2005 la giunta comunale avevano individuato definitivamente a tale scopo la strada che collega via San Pio X a via Giorgio Canale». Basta fare un salto sul posto per verificare che «via martiri di Nassirya» però non c’è. «Perché? Ci domandiamo, perché? - attacca Ratto -. Chiediamo una risposta al sindaco. Il 12 novembre 2006 saranno trascorsi 3 anni e non essere riusciti ancora a dar seguito all’intitolazione ci sembra veramente assurdo. Nel frattempo altri militari italiani sono stati vigliaccamente assassinati, a Nassirya e a Kabul».
La critica di Ratto è per il momento costruttiva, punta a ottenere lo scopo. Ma non fa sconti alla giunta di Sergio Poggi. «Spero nella vostra buona fede - sottolinea il rappresentante azzurro -. Spero che non vi siate appiattiti sulle posizioni dei pacifisti che sfilano con le magliette, appunto, del “pacifista” Che Guevara, spero che non facciate finta di piangere. Spero che dentro di voi non prevalga: “Una, dieci, cento, mille Nassirya”. Ma noi pensiamo che questi ragazzi, questi uomini, figli della nostra Italia avessero precedenza su qualsiasi altro atto. Una pratica come quella delle intitolazioni, di strade e piazze a personaggi illustri, dovrebbe unire la città e non dividerla.
Cosa che avviene, sempre a Chiavari, ma solo per alcuni casi. Dove non si perde tempo nel dedicare davvero strade e piazze ad altri eroi, se serve anche a concetti astratti. «Noi non abbiamo niente contro l’intitolazione dei ponti sull’Entella alla Pace e alla Libertà - fa notare ancora Gianluca Ratto -. Come non abbiamo nulla contro l’intitolazione al maresciallo della Guardia di finanza Vincenzo Giudice, medaglia d’oro al valor militare, dei giardini pubblici di Caperana.
Dieci, cento, mille comunicati non bastano.
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